Un vero e proprio grido di allarme, quello che arriva dal fronte delle imprese associate a Confcommercio Umbria.
“Se non si prendono rimedi opportuni e incisivi in Umbria il 20% delle imprese associate a Confcommercio Umbria rischia di non riaprire i battenti”.
Il presidente regionale e numero uno della Camera di Commercio di Perugia, Giorgio Mencaroni, con stile misurato e toni mai alti non si tira indietro quando si tratta di descrivere la situazione in cui si trova il mondo della piccola e media impresa:
“E’ un passaggio molto delicato e per certi versi drammatico – dichiara Mencaroni – e servono strumenti incisivi per cercare di aiutare tutte quelle imprese che producono ricchezza e danno occupazione: se questo non avviene le ricadute sul territorio regionale saranno davvero pesanti”.
Meccanismi di indennizzo
Secondo Mencaroni in questo momento per tamponare l’impatto economico del coronavirus “occorrono meccanismi straordinari di indennizzo, visto che lo stanziamento previsto per l’indennità ai lavoratori autonomi e professionisti è francamente inadeguato.
Bisogna allargare – sottolinea – anche ai professionisti misure come il credito d’imposta sui contratti di locazione, ora previsto per botteghe e negozi, per fare un esempio.
Occorrono, oggi più che mai, misure per garantire liquidità alle imprese, per consentire il mantenimento dei livelli occupazionali, gli approvvigionamenti e di onorare i pagamenti nei confronti dei fornitori. Sennò il meccanismo si inceppa definitivamente, con esiti nemmeno al momento immaginabili”
Maggiori interventi per le imprese
“A livello nazionale – dice Confcommercio – si è lavorato con ABI e qualcosa si è ottenuto; ringraziamo le banche per lo sforzo che stanno facendo, ma anche qui non è sufficiente. A livello locale, le Agenzie regionali dovrebbero mettere a disposizione delle imprese nuove risorse. Abbiamo già chiesto alla Regione, per allargare le possibilità di movimento di chi in questo momento non incassa e dunque non può far circolare il denaro, di chi è vicino al limite degli affidamenti e non vede prospettive per il futuro”.
Tassazione locale
Sul fronte della tassazione locale, Mencaroni, elenca quello che secondo Confcommercio serve per dare una boccata d’ossigeno alle imprese. “Abbiamo già chiesto alla Regione di farsi parte diligente per un coordinamento dei Comuni umbri, anche attraverso la loro associazione regionale – continua – perché tutti, e in modo uniforme, si adoperino per uno stop della tassazione locale per tutto il 2020: Imu, Tari, tassa sulle insegne, per l’occupazione del suolo pubblico. La sospensione non è una misura sufficiente per attività che non sono nelle condizioni di produrre reddito.
Lo sblocco del Fondo crediti di dubbia esigibilità che i Comuni sono obbligati a rimpinguare ogni anno, chiesto per primi dall’Umbria, potrebbe essere uno strumento utile in questo senso. Ma lo stop alla tassazione – rimarca – locale ci dovrà essere in ogni caso. Lo sostiene da tempo Confcommercio; lo ha ribadito Federalberghi Umbria con un appello rivolto ai parlamentari eletti nella regione.
Ci devono spiegare come possono pagare la tasse sui rifiuti, o quella sulle insegne, gli esercizi che sono chiusi. Se i rifiuti non sono prodotti perché l’attività è chiusa, allora la Tari si configura come una ulteriore insostenibile tassa sugli immobili”.
Fondi europei
Mencaroni dice la sua anche sui Fondi europei. La scelta della Regione di dislocare alcuni aiuti economici, in precedenza pensati per l’innovazione, sul fronte degli aiuti alla piccola e media impresa.
“E’ una scelta che non possiamo che approvare, anche se capiamo la posizione critica tenuta su questo punto da Confindustria Umbria. Mi auguro che però alla fine – conclude – tutti capiscano che in questo momento non servono scontri a livello politico come tra le varie associazioni di categoria: possiamo uscire da questa tempesta solo se remiamo tutti dalla stessa parte“.