Gli attacchi e le accuse, processi sommari e prese di posizione. Tra le tante ferite che la pandemia ha aperto sulla carne viva del nostro Paese c’è quella che riguarda il terzo settore e il mondo della cooperazione sociale.
Le residenze sanitarie assistite per anziani e disabili sono messe sul banco d’accusa. Basta pensare alle morti di tanti anziani in Lombardia e non solo, e oggi un intero settore del nostro welfare rischia di pagare un prezzo molto pesante in termini di servizio alle nostre comunità ma anche in termini occupazionali.
Di tutto questo nel corso della rassegna stampa abbiamo parlato con Marco Gargiulo, presidente Consorzio Nazionale Idee In Rete e Presidente Consorzio Solidarietà: due realtà nazionali. Gargiulo parla a nome di migliaia di persone impiegate ogni giorno sul campo e di realtà che da molti anni si sono prese cura delle persone più fragili come anziani e disabili.
Replica
E proprio per questo, Gargiulo, ricette le accuse che in questi giorni sono mosse alla maggioranza delle residenze sanitarie assistite. “Troppo facile addossare la colpa ai gestori e, in particolare, al Terzo settore. Per settimane l’attenzione delle istituzioni preposte si è concentrata esclusivamente sugli ospedali e sulle terapie intensive. Le strutture residenziali, da quelle sociosanitarie a quelle socioeducative, sono letteralmente dimenticate e abbandonate – dichiara – lasciando operatori e ospiti all’oscuro di indicazioni operative chiare e omogenee. Privi di dispositivi di protezione individuale e senza l’integrazione di personale sanitario specializzato e preparato a gestire l’emergenza Covid. Certi rappresentanti istituzionali che oggi puntano il dito sulle RSA, dimenticandosi delle loro responsabilità, dovrebbero essere i primi indagati”.
Mappatura
Gargiulo mette in guardia anche per quanto riguarda la cosiddetta mappatura: “Attenzione, perché lo stesso caos si sta verificando anche sulla gestione dei tamponi. Non si capisce a chi vanno fatti, da chi vanno somministrati e quali tipi di test vanno fatti. Non vorremmo assistere a nuove amnesie istituzionali, tra qualche settimana, anche su questo punto”.
Manifesto e proposte
Nel frattempo, in vista della cosiddetta fase 2 o ripartenza del Paese, il mondo del Terzo settore sta stilando un manifesto in cui si fa appello al Paese e alle Istituzioni per non disperdere e migliorare tutto quel patrimonio che oggi si raccoglie nel campo del Terzo settore.
Proprio parlando del manifesto “Ricostruiamo il Paese! Proposte – a costo zero – per rafforzare le infrastrutture sociali”, il presidente Gargiulo fa anche un quadro complessivo della situazione.
“In Italia vi sono oltre 20.000 imprese sociali, con più di 500.000 occupati e oltre 12 miliardi di valore della produzione aggregato impegnate nel welfare, nella cultura e nell’inserimento lavorativo di oltre 50.000 persone svantaggiate. Sono imprese che stanno dando un contributo importante nell’affrontare la crisi indotta da Covid-19, impegnate nella gestione dell’emergenza sanitaria e sociale. In poche settimane hanno modificato la propria offerta di servizi. Si sono impegnate per assicurare servizi essenziali ai cittadini e alle comunità in cui operano, ponendo particolare attenzione alle fasce più deboli della popolazione.
Con questo appello-manifesto ci rivolgiamo al governo e alle amministrazioni locali – sottolinea – perché nel confronto che si sta svolgendo in questi giorni. Prendano in considerazione anche la realtà del Terzo settore che oggi non è stata minimamente interpellato o chiamata in causa. E questo lo diciamo per gestire al meglio la fase della ripartenza – conclude – per il bene del Paese”.