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Linguaggio inclusivo. Asterischi e schwa funzionano?

Written by on 03/04/2023

Linguaggio inclusivo. Asterischi e schwa funzionano?

03/04/2023

Sondo nero e rappresentazione stilizzata e colorata di condizioni diverse, come obesità, anzianità, disabilità, per indicare l'inclusione sociale e invitare all'uso di un linguaggio inclusivo

‘Buongiorno a tutt*’. ‘Carə amicə’.

Ultimamente, in modo particolare su social e web, non è difficile imbattersi in espressioni del genere. Che cosa significano questi segni?

Asterischi e schwa (ovvero questo: ə) sono un tentativo di introdurre anche nella lingua italiana il genere neutro, per evitare di riferirsi con maschile e femminile a gruppi di persone che potrebbero non riconoscersi in questi generi. Si parla in tali casi di ‘linguaggio inclusivo’ la cui definizione è però molto più ampia e non comprende solo la questione dell’identità di genere. “Un linguaggio inclusivo dovrebbe rispettare tutte le categorie e stare molto attento a come gli altri si percepiscono. Questo è tra l’altro principio fondamentale di qualunque comunicazione costruttiva” spiega la sociolinguista Gabriella Klein, che insegna Comunicazione interculturale presso l’Umbria institute, intervenuta nel programma XL News. “Per ‘categorie’ non si intendono solo i generi. Ad esempio, alla categoria dei migranti spesso ci si riferisce con la parola immigrati. Questo termine riconosce la persona solo dal momento in cui è entrata nel nostro Stato. Se si dice invece migrante si considera la persona in tutta la sua storia, come qualcuno che prima era altrove, ora vive con noi e in futuro chissà. Considerazioni di questo tipo sembrano sottigliezze, eppure io sento spesso stranieri risentirsi quando viene usata la parola immigrato”. “Stessa cosa vale per la categoria delle donne. Per mia esperienza personale dire professoressa sminuisce il ruolo rispetto a dire professore. Preferirei la versione spagnola professora e questo accade anche per altre professioni. Abbiamo la declinazione femminile, se non la usiamo è solo perchè non siamo culturalmente abituati al fatto che certi ruoli possano essere ricoperti da donne”.

Se è vero che le sfumature, anche nel parlare, fanno la differenza, come la mettiamo con asterisco e schwa? L’Accademia della Crusca si è pronunciata in materia proprio la settimana scorsa, attraverso un parere espresso dal proprio Consiglio direttivo. L’ente ha fornito delle indicazioni in merito alla scrittura rispettosa della parità di genere a partire dagli atti giudiziari, in quanto la risposta è stata fornita in seguito a un quesito posto dal Comitato Pari opportunità del Consiglio direttivo della Corte di Cassazione. Si tratta quindi di indicazioni in un ambito specifico, ma che possono valere come condizioni generali per un discorso formale o meno.

L’Accademia raccomanda di evitare la duplicazione retorica, come ad esempio “lavoratori e lavoratrici” o “cittadini e cittadine”, e di utilizzare le forme al femminile delle professioni, appunto. Su asterisco e schwa però la Crusca ne ha bocciato l’uso.

“Il problema è che sono due segni di fatto impronunciabili – sottolinea Klein – . Lo schwa esiste in alcuni dialetti specialmente del sud Italia, ma non nella fonetica dell’Italiano, pertanto è difficile che entri a far parte della lingua parlata comune.

Il linguaggio deve essere rispettoso, ma ricordiamo che un cambiamento della lingua si verifica solo se la maggior parte della comunità linguistica lo accetta e lo usa. In questo caso non credo che accadrà”. E a chi dice che la lingua può e deve stimolare dei cambiamenti all’interno della società, Gabriella Klein risponde che “il rapporto lingua pensiero non è unilaterale, non c’è prima l’uno e poi l’altro, c’è una dialettica: il mio pensiero si esprime nella lingua e l’uso linguistico fa capire il mio pensiero. Ecco perchè è giusto usare il linguaggio in modo rispettoso, ma non si può forzare più di tanto un processo che ancora non è avvenuto tra lingua e pensiero”. Tutto chiaro. Resta da capire come evolverà la società e quindi la lingua italiana.


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