L’8 maggio, si celebra in tutto il mondo la Giornata mondiale della Croce rossa e Mezzaluna rossa, istituita nel 1948 nel giorno dell’anniversario della nascita di Henry Dunant, fondatore dell’associazione.

La Croce rossa è la più antica organizzazione umanitaria del mondo e conta circa 80 milioni di volontari nel mondo. L’Umbria, nel luglio del 2021 contava più di 3.300 volontari. Un numero che può sembrare ampio ma che si è purtroppo ridotto a seguito della pandemia.

“Come quasi tutte le organizzazioni di volontariato, anche noi abbiamo risentito del momento buio del Covid 19”, racconta Milva Bricca, presidente del comitato Croce rossa di Corciano e delegata regionale all’inclusione sociale. “Al momento nel comitato di Corciano abbiamo circa 180 volontari, in passato ne avevamo molti di più. Sembra un numero grande, ma i servizi da svolgere sono davvero tanti”.

Nell’immaginario comune il volontario di Croce rossa è qualcuno che presta primo soccorso durante eventi speciali, ma nel quotidiano i compiti sono molti di più e molto più variegati di quanto si possa pensare. “Nel nostro comitato – continua Bricca le mansioni sono diverse a seconda della disponibilità del volontario e del momento. C’è il servizio di trasporto ordinario in ambulanza che consiste nel trasporto di persone inferme al momento della dimissione dall’ospedale o per gli spostamenti a seguito di visite mediche. Poi ci sono i servizi per le manifestazioni, in cui presidiamo e offriamo primo soccorso nel caso ce ne fosse bisogno. E ancora, facciamo corsi di formazione alla popolazione, consegna di pacchi alimentari a famiglie bisognose, consegna di alimenti e coperte a persone senza fissa dimora, servizio di compagnia domiciliare a persone anziane sole, servizio di supporto e orientamento a famiglie con disagio, intervento in situazioni di emergenza come i terremoti, e la raccolta fondi, con cui possiamo acquistare i mezzi”.

Milva Bricca è volontaria in Croce rossa da oltre venti anni, così le abbiamo chiesto qual è la motivazione che l’ha spinta a prestare il proprio servizio per un tempo così lungo. “La vocazione, il fatto che fin da ragazza sognavo di dare una mano sul fronte sanitario, ma anche la fedeltà agli impegni presi e un pizzico di quella bellissima sensazione che è il sentirsi utili per gli altri”.