Forti sospetti
Nel suo provvedimento il gip di Terni, pur sottolineando la permanenza di “forti sospetti” a carico di Roberto Lo Giudice, ritiene che tali elementi, alla stregua delle risultanze investigative, “non consentano una ragionevole prognosi di condanna”. Accolta pertanto la richiesta di archiviazione avanzata dal procuratore di Terni, Alberto Liguori, che nel maggio del 2021, a seguito delle indagini dei carabinieri, aveva ottenuto l’arresto del Lo Giudice. Quell’inchiesta, poi, aveva subito duri colpi tanto dal Tribunale del riesame di Perugia quanto dalla Suprema Corte di Cassazione.
Gli elementi
Nelle motivazioni del provvedimento di archiviazione il gip, pur richiamando tutti gli elementi indiziari valorizzati anche negli atti di opposizione presentati dai legali della famiglia Corvi, ha evidenziato proprio la ‘”portata” delle decisioni assunte a suo tempo da Riesame e Cassazione che avevano rimarcato i limiti del compendio indiziario a carico del Lo Giudice, ai fini di un eventuale processo penale. A seguito della decisione né i familiari della 35enne scomparsa né i loro legali hanno inteso commentare la decisione del tribunale.
Il legale del marito
“C’è sicuramente soddisfazione per questa doppia archiviazione stabilita dal giudice di Terni anche se, in realtà, non c’era davvero più alcuna strada da battere”. E’ il commento dell’avvocato Giorgio Colangeli che, insieme al collega Cristiano Conte, difende Roberto Lo Giudice, ex marito di Barbara Corvi. “Le indagini suppletive di un anno fa – afferma il legale -, relative a nuove analisi sulle tracce di sangue nell’autovettura del Lo Giudice e agli approfondimenti testimoniali con amici e familiari di Barbara, erano a nostro giudizio ridondanti ma sono state svolte con cura e perizia. E nulla hanno fatto emergere. Così come le dichiarazioni del collaboratore di giustizia foggiano, approfondite dal procuratore Liguori con tentativi di riscontro molto elaborati e condotti anche in Calabria, al termine dei quali anche il procuratore riteniamo si sia reso conto che non c’era davvero nulla”. “Il racconto di quell’uomo – aggiunge l’avvocato -, ora possiamo dirlo, anche sul piano dell’antropologia criminale appariva del tutto incredibile , fino al culmine di queste persone sconosciute che avrebbero brindato di fronte a lui, ad Amelia, per la morte di Barbara. Alla luce della decisione ci sembra che il gip non abbia avuto più dubbi e oggi finisce una specie di gogna per il Lo Giudice”.