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Silvio Orlando in scena al Teatro Cucinelli di Solomeo con ‘Lacci’

Written by on 11/02/2018

Silvio Orlando in scena al Teatro Cucinelli di Solomeo con ‘Lacci’

11/02/2018

Silvio Orlando, protagonista di 'Lacci' al Teatro Cucinelli di Solomeo

SOLOMEO (PG)- Dopo il grande successo de La scuola Silvio Orlando torna in Umbria, lunedì 12 e martedì 13 febbraio, alle 21, al Teatro Cucinelli di Solomeo, con il nuovo spettacolo Lacci. Tratto dall’omonimo romanzo di Domenico Starnone, portato in scena nell’allestimento del regista Armando Pugliese, un testo che penetra le crepe e le fragilità del mondo in cui viviamo. Una storia che ripercorre le attese, le sconfitte, i ripensamenti interni a un amore e alle sue conseguenze.

-Se tu te ne sei scordato, egregio signore, te lo ricordo io: sono tua moglie-.

Si apre infatti così, con parole definitive, la lettera che Vanda scrive al marito che se n’è andato di casa, lasciandola in preda a una tempesta di rabbia impotente e a domande che non trovano risposta. Si sono sposati giovani all’inizio degli anni Sessanta, per desiderio di indipendenza, ma poi attorno a loro il mondo è cambiato, e ritrovarsi a trent’anni con una famiglia a carico è diventato un segno di arretratezza più che di autonomia. Perciò adesso lui se ne sta a Roma, innamorato della grazia lieve di una sconosciuta con cui i giorni sono sempre gioiosi, e lei a Napoli con i figli, a misurare l’estensione del silenzio e il crescere dell’estraneità. Che cosa siamo disposti a sacrificare, pur di non sentirci in trappola? E che cosa perdiamo, quando scegliamo di tornare sui nostri passi? Perché niente è più radicale dell’abbandono, ma niente è più tenace di quei lacci invisibili che legano le persone le une alle altre. E a volte basta un gesto minimo per far riaffiorare quello che abbiamo provato a mettere da parte. Una tragedia contemporanea, quasi, mascherata da commedia, in cui Silvio Orlando è un perfetto protagonista.

“Il contenuto del romanzo -spiega il regista Armando Pugliese– mi ha suggerito l’idea di una sinfonia del dolore, del dolore perché questa storia ci parla di un carico di sofferenza che da una generazione si proietta su quella successiva con il suo bagaglio di errori, infingimenti, viltà, abbandoni, dolore appunto. Proprio perché ci muoviamo in ambito borghese, non si tratta di una tragedia generazionale, ma di un dramma generazionale, quello sì. I figli si affacciano a presentare il conto a chi li ha preceduti, all’interno di un contesto familiare in questo caso, ma metafora di quanto accade in contesti estremamente più ampi nel tempo e nel mondo che viviamo oggi. Ma anche nelle ragioni o nei torti dei genitori lo spettatore non mancherà di identificarsi, nelle loro ferite che cogliamo pulsanti nel momento della lacerazione, o ripercorse a ritroso attraverso il racconto che si fa tentativo di comprensione logica e critica, con l’intento di andare oltre i significati superficiali di parole abusate. Con lo snodarsi del racconto -conclude il regista- lo spettatore dovrà cercare la verità o la ragione di volta in volta in ciascuno dei personaggi, nell’interpretazione di ciascuno dei loro vissuti, e nella dialettica attraverso la quale si relazionano fra loro, proprio come nelle storie che catturano l’attenzione e non ci consentono di lasciarle fino al loro punto di conclusione.”

In scena assieme a Silvio Orlando, Pier Giorgio Bellocchio, Roberto Nobile, Maria Laura Rondanini, Vanessa Scalera e Matteo Lucchini.

 


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