Impianto accusatorio confermato
La prima udienza del processo si svolgerà il 20 aprile prossimo. Secondo gli inquirenti l’utilizzo di un solvente “altamente infiammabile” come il pentano e di lavatrici a ultrasuon a innescare l’incendio e l’esplosione che devastarono lo stabile e uccisero Samuel Cuffaro, 19 anni, ed Elisabetta D’Innocenti, 52, provocando inoltre il ferimento di altri due dipendenti. Il laboratorio è risultato riconducibile a due società che si occupavano una della “coltivazione di piante aromatiche e farmaceutiche” e l’altra del “commercio all’ingrosso di fiori e piante”. Da subito venne ipotizzato che l’incendio si fosse verificato in conseguenza della tecnica di abbattimento della percentuale del Thc della cannabis. “L’impianto accusatorio è stato pienamente confermato” ha detto al termine l’avvocato Ubaldo Minelli, legale delle parti civili. “Ritengo si possa essere soddisfatti dell’esito di questa fase” ha aggiunto. “Nessuno restituirà la vita a Samuel ed Elisabetta – ha sottolineato ancora l’avvocato Minelli – ma per quanto riguarda il rendere giustizia alle famiglie possiamo ritenerci soddisfatti”.
La tesi della difesa
“Non siamo d’accordo con l’impostazione del gup e siamo attoniti, perché il precedente, rappresentato dal più grave rogo Thyssenkrupp a Torino, la Cassazione ha chiarito che gli incidenti mortali sul lavoro vanno sempre considerati come omicidio colposo”, ha detto l’avvocato Luca Maori che difende Mosca, aggiungendo: “Per quanto riguarda Mosca riteniamo di aver già dimostrato che non era un socio di fatto delle società, ma soltanto il proprietario dell’immobile in cui è avvenuta l’esplosione, tanto che nelle fasi iniziali era stato considerato parte offesa”.