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“Buon Natale sull’esempio di san Giuseppe”: auguri dal vescovo Ivan

Written by on 23/12/2022

“Buon Natale sull’esempio di san Giuseppe”: auguri dal vescovo Ivan

L'intervista a monsignor Maffeis che ha augurato un buon Natale e un buon anno a tutti

23/12/2022

Per il suo primo Natale da vescovo, monsignor Ivan Maffeis ha deciso di rilasciare una video intervista al settimanale La Voce e Umbria Radio nel corso della quale ha inviato gli auguri alla comunità diocesana di Perugia-Città della Pieve, che guida dall’11 settembre

San Giuseppe ‘prende con sé’

L’intervista si conclude con l’augurio di un “buon Natale” e “buon anno” che monsignor Maffeis ha voluto mandare prendendo spunto da “quel verbo impegnativo che accompagna la vita di san Giuseppe. San Giuseppe – ha detto – è una bella figura perché è uno che non parla, è uno che opera nel silenzio, che c’è. Il verbo è quel ‘prese con sé’. Io auguro a me stesso e a tutti di sapere avvertire come questo prendere con sé consegna non solo la responsabilità per le persone che la vita ci ha affidato, ma ci consegna anche la bellezza della nostra vita, perché alla fine noi siamo le persone incontrate, siamo quel pezzo di vita che siamo riusciti a costruire insieme e a condividere. Nella misura in cui questo cresce sarà un buon Natale e un buon anno per tutti”.

Perugia, giovani, lavoro e dialogo con le istituzioni

L’intervista è avvenuta precisamente cento giorni dopo il suo arrivo a Perugia. Maffeis non ha voluto tracciare “bilanci” e con tono scherzoso ha commentato: “Io con i numeri faccio anche fatica. Non riesco a quantificare le persone incontrate, le disponibilità ricevute e anche la bellezza di tante esperienze che ho potuto se non altro intuire e iniziare a toccare con mano”. Il pastore trentino ha detto di sentire la mancanza delle sue montagne, “ma soprattutto – ha detto – mi mancano alcune persone e alcune comunità. Sono contento della mia storia, son contento di essere a Perugia. Qui, più che il paesaggio, in questo periodo ho imparato a incontrare le persone. Il paesaggio, per me, ha il volto di tante persone molto belle, conosciute in ambiti anche problematici, ma dove vedi una disponibilità, una voglia di riscatto, dove trovi anche motivo di speranza su cui lavorare”. Tra i temi trattati i giovani, il mondo del lavoro, la povertà e la carità, la Chiesa in uscita e in dialogo con il mondo laico e le istituzioni, fino alla crisi delle vocazioni. Mai pessimista, ma realista, soprattutto ottimista nel trasmettere speranza.  Parlando di lavoro ha detto: “Trovo un mondo preoccupato, ma anche sanamente orgoglioso di una competenza, di una capacità, di una voglia di riscatto, di mettersi in piedi e ripartire”.  Sul dialogo con il mondo laico, “oggi ci è chiesto di andare al di là – ha detto Maffeis -, e dove c’è la disponibilità ad incontrarsi, dove c’è la disponibilità ad ascoltarsi, a portare ciascuno il proprio contributo di vita e a camminare insieme, be’, io penso che ci siano delle ottime opportunità per ricostruire comunità”. Ricordando i suoi incontri con le autorità civili, mons. Maffeis ha commentato: “ho trovato persone attente, non tanto a costruire un rapporto col vescovo, attente ai problemi della nostra gente, del territorio”. Palando dei giovani e della crisi delle vocazioni, l’arcivescovo è convinto che “i prossimi anni cambieranno il volto di tante nostre comunità. Ho trovato tanti sacerdoti splendidi per dedizione ma anche molto anziani ed io mi auguro che non ci fermiamo solo a piangere per quello che non c’è più, ma riusciamo a interpretare questo tempo come un’occasione per ridisegnare anche un voto nuovo di Chiesa. Io sogno davvero una Chiesa di popolo – ha aggiunto-,  una Chiesa in cui come battezzati abbiamo la stessa dignità. All’interno di questo cammino di Chiesa, il poter valorizzare la disponibilità, la chiamata, la vocazione di ciascuno, credo che serva non solo per il servizio che poi ciascuno rende, ma anche per dare un volto bello, un volto giovane alla Chiesa di domani”. I giovani, ha commentato mons. Maffeis, “ci stanno consegnando il volto di una Chiesa giovane rispetto alla quale, credo, noi non possiamo semplicemente ergerci a maestri, ma dobbiamo davvero camminare insieme e ascoltarli, perché ci restituiscono quello che forse oggi serve di più a loro e anche a noi”.

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