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Giovani e voto, necessario uno sguardo rivolto al futuro

Written by on 27/02/2018

Giovani e voto, necessario uno sguardo rivolto al futuro

27/02/2018

disagio giovanile

Una manifestazione di protesta giovanile

*Gabriele Ciotti

“Cosa pensano i ragazzi delle prossime elezioni, e della politica in generale?” Quando umbriaoggi.news mi ha chiesto questa opinione, semplice, diretta, senza mezze misure, senza mediazioni di nessun tipo, sono rimasto sbalordito. Non me l’aspettavo, perché spesso ciò che pensano i giovani riguardo alla politica viene sottovalutato, considerato qualcosa di accessorio, secondario.

Come rappresentante di un grande istituto superiore, oltre al mio punto di vista raccolgo quello di molti ragazzi con cui mi confronto ogni giorno. E mi spiace molto ammettere che, in media, il loro interesse verso la vita politica del paese è praticamente nullo, inesistente. Mi chiedo il perché, cerco una risposta facendo loro delle semplici domande e, credetemi, ricevo parecchie risposte, diverse in base all’anno e al corso di studi intrapreso, ma tutte riassumibili in una singola parola: ignoranza.

La maggior parte dei ragazzi con cui mi ritrovo a conversare ha un’attitudine pressoché generale ad etichettare i pensieri e le immagini che vengono posti loro di fronte senza essere pienamente coscienti del loro effettivo valore. In una parola, a stereotipare. Ebbene si, abbiamo la tendenza a ragionare ancora per stereotipi in ogni campo, e quando si entra in quello della politica escono fuori i concetti più classicamente delineati. Se uno è di destra allora deve essere razzista e favorevole al capitalismo, mentre se uno è di sinistra allora deve essere spiccatamente comunista e supportare le rivolte e le manifestazioni cittadine. Solo che queste etichette non corrispondono più al panorama politico attuale, perciò mi trovo di fronte ragazzi indecisi che mi chiedono: “Io sono di destra ma pensavo esistesse un solo partito di destra, chi dovrei votare?”. Di fronte a una domanda del genere preferisco non dare consigli (penso di non aver raggiunto ancora la giusta maturità), ma di rispondere coscientemente, cercando di far capire che oramai la distinzione netta tra la destra e la sinistra politica non è più presente. Nemmeno i partiti “storici” (se così li vogliamo chiamare) hanno più idee completamente differenti.

Se la mancanza di interesse dei giovani verso la vita politica del nostro paese mi colpisce, molto di più lo fa l’ancor più preoccupante disinteresse di chi fa politica nei nostri confronti. Io mi chiedo, da ragazzo di 19 anni: “se devo essere il futuro del mio paese, come faccio a dare il meglio di me stesso, in modo attivo, se chi ci governa pensa solo al passato?”. Purtroppo per quanto io abbia cercato di comprendere le dinamiche che potessero portarmi ad una risposta, ho trovato solamente un’altra domanda: “il mio voto vale qualcosa?”. Sì, perché i miei insegnanti si arrabbiano se qualcuno dice che non andrà a votare, perché giustamente sostengono che per questo sacrosanto diritto sono morte milioni di persone, ma c’è da comprendere anche chi non si sente assolutamente partecipe o valorizzato nella vita politica italiana.

In Italia abbiamo il talento di pretendere anche quando si fanno le scelte peggiori. Pretendiamo di avere elettori giovani, quando però viene scelto di non educarli pensando che un popolo ignorante sia più facile da gestire. Può darsi che sia vero, nel breve termine. Da parte dei giovani nasce però una richiesta velata da un manto di ignoranza: vogliamo capire, vogliamo sentirci partecipi, ma soprattutto abbiamo il diritto di esigere scelte che per una volta guardino in avanti, verso il futuro, e che non stiano con il collo girato verso ciò che purtroppo è stato fatto.

Trovo infine che i modi di comunicare in questa campagna elettorale piuttosto obsoleti. Non perché non abbiano più efficacia i media classici, ma perché penso che sia sempre più necessario un confronto diretto tra le varie forze politiche. A questo mi collego con un esempio, come le elezioni americane. Durante il periodo di propaganda sono presenti dei momenti di dibattito i cui i candidati si scontrano faccia a faccia e sostengono le proprie idee politiche. Ciò non è presente in Italia e mi spinge a pensare che forse la mancanza di dialogo non è causata dall’impossibilità, ma anzi dalla non volontà. La presenza poi di esponenti datati, che ogni volta si “rianimano” e tornano a tediarci, non consentono un giusto ed adeguato turnover dei rappresentanti politici. Capisco che dare troppa fiducia ad un inesperto candidato è una scelta audace, ma affidarsi al ristagno dei soliti vecchi leoni è, a mio avviso, simbolo di arretratezza mentale.

*Studente del V anno e rappresentante dell’Istituto Tecnico Economico Tecnologico ‘Aldo Capitini’


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