Sfruttamento dei lavoratori
Dalle indagini è emerso che diverse gare d’appalto per l’affidamento dei servizi di trasporto in ambulanza svolti in Abruzzo, Lombardia, Marche, Umbria, Campania, Lazio e Sicilia sono state turbate dalla cooperativa tramite fraudolenti e anomali ribassi di prezzi, garantiti non solo dallo sfruttamento di lavoratori costretti a turni massacranti, senza ferie né contributi e straordinari, retribuiti sotto i minimi previsti dai contratto nazionale di lavoro, ma anche dal mancato rispetto delle condizioni di contratto stipulato con la stazione appaltante. Il servizio di soccorso è stato fornito, spiega una nota del comando provinciale della Guardia di Finanza di Pescara, con un numero di ambulanze inferiore a quanto contrattualmente previsto, con pochi mezzi mai sanificati dopo il loro utilizzo durante la pandemia, per l’assenza e la mancata previsione di sedi idonee.
L’attività continua
Per poter partecipare ai bandi la cooperativa, che opera in tutta Italia con undici unità locali, ha fatto ricorso a un prestanome in modo da occultare l’effettiva gestione e direzione aziendale di uno degli indagati, già condannato in via definitiva nel 2017 per turbativa d’asta, ed evitando così l’esclusione dalle gare. Tra i reati contestati, anche l’associazione a delinquere. Gli indagati avrebbero escogitato l’architettura criminale accordandosi anche sulle piazze da spartirsi e sui ruoli da ricoprire. L’attività svolta dalla cooperativa non verrà comunque interrotta; il gip del Tribunale di Pescara, per evitare ingiusti licenziamenti, ha incaricato un amministratore giudiziario per la gestione e la continuazione del servizio.