Umbria Jazz piange la scomparsa di Ahmad Jamal, uno dei più importanti e influenti pianisti e compositori della storia del jazz: Addio Maestro, si, legge, infatti, nel sito della festival. Il musicista, originario di Pittsburgh, più volte ospite della manifestazione (l’ultima nel 2011), è morto dopo una lunga malattia all’età di 92 anni, ad Ashley Falls, nel Massachusetts, domenica 16 aprile: a darne notizia, è stata la moglie Laura Hess-Hey, secondo quanto riferisce il quotidiano statunitense Washington Post.

Erede di una tradizione pianistica fondata da Nat King Cole, Jamal ha svolto un ruolo fondamentale per lo sviluppo del pianoforte jazz perché di fatto è stato uno degli inventori della formula del trio pianistico moderno, uno dei primi ad avere avuto il coraggio di innovare, differenziandosi dallo stile boppistico introdotto sul pianoforte da Bud Powell. Il suo stile percussivo, le bellissime aperture melodiche, l’uso magistrale, poderoso della sinistra (tutte qualità amate da Miles Davis, solitamente non tenero con i colleghi musicisti), hanno facevano del pianista originario della Pennsylvania un artista spettacolare, dinamico, che avvinceva e divertiva. La sua tecnica gli aveva permesso di guadagnare i più svariati appellativi: Il profeta, Il maestro, L’architetto, L’uomo con due mani destre. Dal vivo, era  impressionante il  suo carisma come capogruppo, con il suo modo di suonare che non assomigliava a nessuno.

Nato come Frederick Russell Jones, si era convertito all’Islam nel 1950 cambiando il proprio nome come molti afroamericani. E’ stato vincitore di una miriade di premi nel corso della sua lunga carriera, tra cui il prestigioso Ordre des Arts and des Lettres francese nel 2007 e un Grammy Lifetime Achievement Award nel 2017. La svolta, fu un album del 1958 intitolato Ahmad Jamal at the Pershing: But Not for Me che rimase nelle classifiche della rivista Billboard per più di cento settimane.

Allora, Addio Maestro.