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Ucraina, il viaggio di Veronika da Kiev al Serafico di Assisi

Written by on 23/03/2022

Ucraina, il viaggio di Veronika da Kiev al Serafico di Assisi

Le porte dell'Istituto si aprono ai bambini ucraini che hanno bisogno di visite mediche

23/03/2022

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Dall’Ucraina al Serafico di Assisi per continuare un percorso di cure essenziali: è la storia di Veronika, bambina di quattro anni di Kiev affetta da una grave disabilità, che all’Istituto Serafico trova il percorso di cura e riabilitazione che nel suo paese d’origine, a causa della guerra, non le è più possibile. “A causa di un arresto cardiaco prolungato e di un conseguente coma, da due anni versa in una situazione estremamente delicata; non può muoversi, ha bisogno di un sondino per nutrirsi e ogni giorno lotta per sopravvivere”, spiegano dal Serafico. Quando Francesca Di Maolo, presidente dell’Istituto, è venuta a conoscenza della situazione in cui versava la piccola grazie alla segnalazione dell’Ufficio Salute della Cei – impegnato con Caritas Italiana sul fronte dell’accoglienza dei profughi – ha immediatamente manifestato la disponibilità ad accogliere quanti più bambini possibili facendo di tutto affinché Veronika potesse arrivare con tutta la sua famiglia nella struttura di Assisi, accendendo così una luce di speranza tra le tante immagini di morte, macerie e distruzione. Ora la piccola è al sicuro, circondata dall’amore della sua famiglia e di tutta la grande ‘famiglia’ del Serafico: “Casa mia adesso è qui, dove sta bene mia figlia, dove viene seguita e non viene considerata uno scarto come accaduto fino a ora”, ha affermato Yevhen, il papà della piccola, consapevole delle scelte che lui e moglie Olha dovranno prendere per il futuro della loro famiglia (oltre a Yevhen, a Olha e alla piccola Veronika ci sono anche i fratelli Vlada, di 14 anni, e Nazar di sei).

La fuga da Kiev

È iniziata lo scorso 24 febbraio a Kiev, primo giorno dell’invasione armata. Fuggiti dalla guerra, il viaggio per raggiungere l’Umbria non è stato semplice: “Abbiamo dovuto attraversare il confine ungherese – racconta – e Veronika, con la malattia che la costringe a vivere sdraiata, ha affrontato il viaggio sulle gambe di mia moglie, mentre io guidavo. Ho guidato per almeno dieci ore di fila”. “Ma non potevamo fermarci anche se la stanchezza stava prendendo il sopravvento: dovevamo arrivare prima possibile qui, dove qualcuno avrebbe potuto garantire le cure e l’assistenza necessaria a Veronika”, aggiunge Olha. Proprio in queste ore sono in corso gli accertamenti clinici e le valutazioni mediche della piccola Veronika: “Appena avremo completato gli approfondimenti diagnostici del gravissimo quadro clinico di Veronika – spiega il direttore sanitario dell’Istituto, Sandro Elisei, la nostra equipe multidisciplinare, in collaborazione con i genitori, metterà a punto un programma riabilitativo e assistenziale personalizzato e adatto ai bisogni di salute della bambina con l’obiettivo di garantire in modo concreto, a lei e a tutta la sua famiglia, la migliore qualità di vita possibile”. Per Di Maolo, “l’arrivo di questa famiglia al Serafico è stato commovente perché tutta la tensione di quelle giornate difficili in cui sapevamo che la piccola era in viaggio, si è sciolta nell’abbraccio con Nazar, il fratellino di Veronika”. “Quando abbiamo steso sul letto Veronika – ha proseguito la presidente – suo fratello le si è seduto accanto e mentre noi, con l’aiuto della nostra interprete, parlavamo con i loro genitori, lui le teneva la manina e la baciava ripetutamente: sono immagini che non scorderemo mai. Dopo tanta guerra, distruzione, e morte, finalmente un’immagine di vita che vince a dispetto di ogni guerra, di ogni limite e di ogni malattia”.

Percorsi di cura per i piccoli profughi

“Colori, disegni e un calcio al pallone. E soprattutto tante risate di gioia e spensieratezza”. Un post pubblicato sulla pagina Facebook dell’Istituto Serafico racconta di un impegno che va oltre il singolo. Il primo giorno di primavera, lunedì 21 marzo, le porte del Serafico si sono aperte ad un gruppo di 15 piccoli ucraini ospiti a Foligno. “Durante le visite mediche – si legge nel post –  il nostro chiostro si è trasformato in una grande sala giochi. I bambini, ospiti della Caritas di Foligno, sono stati accolti dai medici del poliambulatorio e dall’affetto degli operatori. Continua il nostro impegno a favore dei profughi in fuga dalla guerra in Ucraina grazie ai Letti  di Francesco.  Un impegno che va oltre l’assistenza e l’accoglienza ma che vuole essere un abbraccio a bambini e madri in fuga”. “Non a caso sono arrivati nel giorno in cui inizia la primavera: hanno portato la primavera – racconta commossa Francesca Di Maolo, presidente dell’Istituto Serafico intervistata da Elena Lovascio nella trasmissione Xl News di Umbria Radio (ascolta il podcast) -. “All’inizio erano timorosi, poi sono usciti nel chiostro e mano a mano abbiamo iniziato a portare giochi, merende, e i bambini si sono messi subito a giocare. Ho notato una grande attesa da parte delle mamme per questo momento. Tenevano molto al fatto che i loro figli venissero visitati. Le loro storie mi straziono il cuore – conclude Di Maolo -, ma vedere tanta vitalità è stato come un ritorno straordinario alla vita”.

 


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