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Perugia, giovane trovato morto in un fosso: per la Procura non si tratta di omicidio

Written by on 01/08/2022

Perugia, giovane trovato morto in un fosso: per la Procura non si tratta di omicidio

Alla transessuale brasiliana indagata viene contestata l' omissione di soccorso. E' stata invece archiviata l' ipotesi di omicidio preterintenzionale

01/08/2022

Loggia Ungheria

La Procura di Perugia

La Procura di Perugia ha notificato la conclusione delle indagini in merito alla vicenda della morte del ventiduenne di Bastia Umbra il cadavere del quale era stato trovato nell’ aprile 2021 in un canale alla periferia di Perugia. Alla transessuale brasiliana indagata viene contestata l’ omissione di soccorso. E’ stata invece archiviata l’ ipotesi di omicidio preterintenzionale. In particolare, le conclusioni raggiunte dall’Uffici, che saranno sottoposte al vaglio del Giudice delle indagini preliminari, hanno consentito di affermare come la morte del giovane sia conseguita ad arresto cardiaco per stimolazione vagale, una manovra prevista anche in medicina a fini terapeutici per il rallentamento del battito cardiaco in soggetti affetti da patologie tachicardiache. “Apprendiamo con sconcerto – ha commentato parlando con l’Ansa Walter Biscotti, legale della famiglia della giovane vittima – le decisioni dell’ufficio del pubblico ministero in ordine alla morte di Samuele De Paoli. Non condividiamo nulla di quelle che sono le sue conclusioni perchè riteniamo ancora che l’ interpretazione che ha dato il pm sui fatti è un’ interpretazione errata. E per questo noi faremo opposizione”.

“Apprendiamo con sconcerto – ha commentato parlando con l’Ansa Walter Biscotti, legale della famiglia della giovane vittima – le decisioni dell’ ufficio del pubblico ministero in ordine alla morte di Samuele De Paoli. Non condividiamo nulla di quelle che sono le sue conclusioni perchè riteniamo ancora che l’ interpretazione che ha dato il pm sui fatti è un’ interpretazione errata. E per questo noi faremo opposizione”.

L’avvocato

“Proprio perchè – ha continuato l’ avvocato Biscotti – non si può sostenere che una stretta al collo possa essere intesa esclusivamente come un’ azione difensiva. Poiché il collo è una delle parti più fragili del corpo, se una persona di 80 chili per 1,80 decide in piena autonomia, seppure in un’ azione dinamica di collisione, di stringere al collo un ragazzo poco più della metà di lui, è un’ azione che deve potere prevedere anche la potenzialità lesiva di quel fatto. Una lesività che in questo caso ha portato alla morte”. “Certamente – ha spiegato il legale – noi non pensiamo che poteva trattarsi di un omicidio semplice ma almeno un omicidio preterintenzionale. Quindi non siamo assolutamente contenti di questa decisione, di questa interpretazione del pubblico ministero”.

Indicibile rabbia

“La famiglia – ha riferito Biscotti – mi prega di riferire che è presa da una indicibile rabbia nell’apprendere l’ esito di queste indagini. Non crede assolutamente in questa giustizia che vede un figlio morto abbandonato per strada senza nessun tipo di condotta”. E’ stata contestata all’ indagata l’ omissione di soccorso, “un reato che prevede una mera pena pecuniaria e questo fa ancora più rabbia alla famiglia”. La persona trans agli inquirenti aveva riferito di essersi appartata insieme al giovane con il quale c’ era però poi stata una violenta colluttazione e di essere scappata lasciandolo ancora vivo.


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