IN ONDA

XL News

XL News

L'informazione extra large

"XL News - L'informazione extra-large" è uno spazio di approfondimento che ci permette di allargare lo sguardo, quello [...]


Info and episodes

PROSSIMO PROGRAMMA

La crisi del sistema democratico è sotto gli occhi di tutti

Written by on 09/04/2018

La crisi del sistema democratico è sotto gli occhi di tutti

09/04/2018

Una seduta della Camera dei Deputati

*Simone Budelli

La crisi della democrazia Dopo il fallito tentativo di cambiare la Costituzione e dopo l’ennesima riforma elettorale, siamo arrivati alle urne, ma nonostante il pronunciamento popolare non sembra delinearsi all’orizzonte una maggioranza stabile, con un programma coeso. Analoghe situazioni si sono verificate in Spagna e addirittura in Germania. Possiamo, quindi, pensare che l’intero sistema democratico inizi a mostrare la sua crisi? ‘La democrazia è la peggior forma di governo, fatta eccezione per altre’, ricordava Winston Churchill. Platone, poi, qualche anno prima di Cristo, con lucida analisi, ne ha messo ben in evidenza tutte le pecche. Più di recente il matematico Piergiorgio Odifreddi, noto al pubblico televisivo, anche per la sua professione di ateismo, ha scritto ‘La democrazia non esiste’,ovvero una critica matematica della ragione politica. Solo per fermarci ai vizi che sono sotto gli occhi di tutti, nessuno potrà negare che la democrazia è lenta, è costosa, è inefficiente, è esposta alla corruzione (“incompiuta, fragile, vulnerabile” sono gli aggettivi usati da Sabino Cassese nel suo ultimo libro ‘La democrazia e i suoi limiti’), ma è anche l’unica forma in cui le persone sono trattate come tali e le teste invece di essere tagliate si contano. Grandi pregi per i quali possa valere ancora la pena di lottare per la democrazia.

Voglia di cambiamento L’assenteismo alle urne e il contemporaneo successo elettorale riscontrato in tutta Europa dai partiti populisti e antisistema non sono la causa, ma il termometro della malattia. Se la democrazia non funziona, se non è in grado di garantire più coesione sociale, sviluppo economico, buon governo è evidente ed è giusto che la gente voglia cambiare. Ma come? Questa è la domanda complessa a cui tutti (politici, politologi, economisti, storici, filosofi, ma anche matematici e ovviamente giuristi) si pongono. Si parla tanto di un ritorno alla democrazia diretta ma questa non può essere una soluzione. Che la rappresentanza sia in crisi è sotto gli occhi di tutti, anche a causa di leggi elettorali sempre più scellerate. Se chiediamo ad un cittadino chi sia il Sindaco della propria città, molto probabilmente ci risponderà in modo corretto (l’elezione diretta del Sindaco e della Regione ha dato stabilità alle autonomie e forza alle scelte degli elettori); se chiediamo, invece, allo stesso cittadino i nomi dei parlamentari eletti nella propria Regione o nel proprio collegio e quali partiti siano rappresentati in parlamento, molto probabilmente la risposta sarà molto meno precisa. La democrazia diretta è solo un mito: anche nella città Stato di Atene (una realtà sociale molto piccola e certamente meno complessa delle attuali) la democrazia diretta era quella esercitata non da tutti, ma dai pochi uomini liberi (senza le donne) che potevano dedicarsi – come ci ricorda Benjamin Constant già nell’800 con il saggio ‘La libertà degli antichi e quella dei moderni’ – al governo della cosa pubblica, grazie però agli schiavi che si preoccupavano di procurare e preparare il cibo  e si dedicavano alle altre occupazioni quotidiane.

Crisi della rappresentanza Non possiamo neanche pensare che la crisi della rappresentanza si guarisca con l’introduzione del vincolo di mandato. Il divieto di vincolo di mandato è quell’istituto previsto dalla Costituzione in base al quale, una volta eletto, il parlamentare non è vincolato a restare nello stesso partito da cui è stato candidato e per il quale è stato eletto. Si tratta di un istituto che garantisce la massima libertà al parlamentare, il quale rimanere vincolato solo al popolo sovrano che lo ha eletto. Tuttavia, se poi il popolo sovrano non è in grado di scegliere con il proprio voto i candidati da mandare (o rimandare) a Roma, questo meccanismo diventa solo un mezzo per consentire illogici, incomprensibili e a volte illeciti cambi di casacca, come hanno illustrato le cronache politiche e hanno tentato di indagare le inchieste giudiziarie sull’acquisto dei voti dei parlamentari.

I costi della politica Questo tema ci collega ad un altro argomento, molto in voga di questi tempi, che sono gli stipendi dei parlamentari e, più in generale, i costi della politica. Quest’ultimo in particolare, è un tema reale per la riforma della politica e la crisi della democrazia. Don Sturzo sosteneva che una politica senza etica non è politica e una economia senza etica non è economia. Qui però entra in gioco la selezione della classe dirigente e quindi il ruolo e l’organizzazione dei partiti. Come possono garantire la democrazia e la selezione democratica ed efficiente della classe dirigente se i partiti, al loro interno, non sono democratici? L’articolo dedicato dalla Costituzione ai partiti (insieme a quello sui sindacati) è rimasto ad oggi totalmente inattuato. Se oltre a parlare di riforma della Costituzione parlassimo di attuazione, o come fa il collega D’Atena, di manutenzione della Costituzione già avremmo fatto un grande servizio al Paese. I costi della politica, non sono certamente un falso problema. L’indennità ai politici consente loro di essere liberi da qualsiasi condizionamento. Da qui ad assistere alla degenerazione di tale sacrosanto istituto e consentire, in un periodo di così grave crisi economica, stipendi sproporzionati e
rimborsi spese ancor più odiosi, perché assolutamente non trasparenti e spesso illegali
(come hanno dimostrato le inchieste della Corte dei Conti), porta certamente a una disaffezione della gente alla politica. Peraltro questi stipendi così alti (sono i più alti fra tutte le democrazie occidentali, Stati Uniti compresi) non hanno garantito quella autonomia di giudizio e quella linearità di comportamenti che ci si sarebbe aspettato.

*Avvocato, professore di Diritto pubblico presso il dipartimento di economia dell’Università degli Studi di Perugia, presidente dell’Unione giuristi cattolici italiani (UGCI) di Perugia


Umbria Radio in Streaming

Streaming

Current track

Title

Artist