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Foligno, in prima esecuzione 'Sia bello o brutto non so'

Written by on 13/10/2017

Foligno, in prima esecuzione 'Sia bello o brutto non so'

13/10/2017

FOLIGNO- Sia bello o brutto non so, è il titolo del concerto-racconto dedicato a Giuseppe Verdi che l’Associazione Amici della Musica di Foligno ha commissionato al musicologo  Sandro Cappelletto. Ad eseguirlo, in prima assoluta, domenica 15 ottobre alle 17 presso l’Oratorio del Crocifisso, lo storico Quartetto d’Archi del Teatro San Carlo, di Napoli (Cecilia Laca e Luigi Buonuomo, al violino; Antonio Bossone, alla viola; Luca Signorini, al violoncello). Una produzione originale, realizzata in collaborazione con la storica Fondazione Teatro di San Carlo,che intreccerà musica e parole in una narrazione decisa a svelare scena e retroscena del musicista di Busseto, alle prese con la composizione dell’unico suo Quartetto per archi, quello in mi minore. All’esecuzione del capolavoro verdiano, sarà affiancata la Parafrasi su Luisa Miller, opera di Emanuele Muzio, suo allievo, che dell’omonima opera fece una trascrizione per quartetto d’archi.
“L’ho fatto eseguire una sera, senza dargli la minima importanza e senza fare invito di sorta. Erano presenti soltanto sette o otto persone, solite a venire da me. Se il quartetto sia bello o brutto non so… So però che è un quartetto”.
Da queste frasi, tratte dal diario di Giuseppe Verdi, è nato Sia bello o brutto non so, il progetto di Sandro Cappelletto che porterà il pubblico a scoprire che il dilemma del compositore era -Scriverlo o non scriverlo? A­ffrontare il terreno minato del Quartetto d’archi, e confrontarsi con l’impressionante serie di capolavori scritti per questa formazione da Mozart, Haydn, Beethoven, Schubert…, oppure restare prudente, evitare il confronto e tacere?- Un dubbio che durerà a lungo, e che solo alla soglia dei sessanta anni Verdi scioglierà. Nascerà allora il suo Quartetto d’archi, potentemente melodrammatico come se i quattro strumenti fossero i protagonisti di una sua opera, ma insieme saggio e scherzoso, luminoso e ombroso, trascinante e cantabile.
Accanto al Quartetto per archi in mi minore di Giuseppe Verdi, come dicevamo una composizione di Emanuele Muzio, suo unico allievo (perchè Verdi tanta pazienza di insegnare non l’aveva), diventato l’amico fidatissimo, cresciuto come lui a Busseto. Muzio accetta di buon grado il ruolo di collaboratore e consigliere del Maestro, di cui spesso dirige le opere. Quale fosse il suo talento compositivo, lo dimostra la trascrizione per quartetto della Luisa Miller proposta per questa occasione.
 
 


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