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Spoleto, l'ultimo saluto a Cardarelli. Boccardo: "Grazie per quello che ci hai dato"

Written by on 11/12/2017

Spoleto, l'ultimo saluto a Cardarelli. Boccardo: "Grazie per quello che ci hai dato"

11/12/2017

SPOLETO – La città si stringe attorno al suo sindaco. Spoleto dice addio a Fabrizio Cardarelli riempiendo il Duomo e la piazza dove lunedì pomeriggio si sono svolti i funerali. Il primo cittadino, domenica mattina, è morto nella sua abitazione a Collerisana a causa di un malore: a nulla sono serviti i tentativi di rianimazione del 118. Cardarelli, sessant’anni, lascia la moglie e due figli. Le esequie sono iniziate con un corteo dalla camera ardente, allestita in Comune, fino alla cattedrale, mentre la salma verrà poi tumulata al cimitero monumentale. In mattinata la prima riunione del comitato istituzionale dell’Umbria, che si occupa di ricostruzione, al centro regionale di Protezione civile è iniziata con un minuto di silenzio in onore di Cardarelli. 

Le parole di Boccando  Intense le parole pronunciate dal vescovo Renato Boccando durante l’omelia.”Da ieri mattina, quando in città si è diffusa la notizia della morte improvvisa del sindaco, un pensiero insistente abita – e tormenta – il nostro cuore e la nostra mente: ‘Perché? Perché, Signore, hai permesso che la vita di Fabrizio si spezzasse quando era nel pieno fiorire, perché stroncare un servizio così generoso e fecondo per la nostra città?’. Di fronte a questa domanda – umanamente lecita e comprensibile – non c’è che il silenzio, come il silenzio e il pianto di Gesù alla notizia della morte dell’amico Lazzaro; come il silenzio del Sabato santo, dopo la morte di Gesù; il silenzio di ognuno di noi di fronte al mistero della vita e della morte; il nostro silenzio per il vuoto che la dipartita di Fabrizio genera tra i suoi famigliari, nella scuola, nella politica, nella città. Ma come Gesù ruppe il silenzio quando incontrò Marta e le disse: ‘Io sono la risurrezione e la vita, chi crede in me avrà la vita eterna’ (cf Gv 11, 26); come l’Angelo, il mattino di Pasqua, sciolse il silenzio chiedendo alle donne: ‘Perché cercate tra i morti colui che è vivo?’ (Lc 24, 5), anche noi siamo chiamati a sciogliere il silenzio per vivere questo momento di dolore con la fede nella risurrezione, accogliendo la morte di Fabrizio come il suo passaggio dalla precarietà dell’esistenza terrena alla beatitudine della vita eterna, dove il Signore lo ricompenserà di quello che è stato e di quanto ha fatto e ha dato a tutti noi. Quello che è stato! Lo ricordiamo come figlio, sposo e padre attento e sollecito, nella sua casa di Collerisana, attento a trasmettere ai figlioli Giulia e Carlo, insieme con Emanuela, la chiave per interpretare la vita e renderla significativa e feconda. Lo ricordiamo insegnante di matematica e fisica nei vari liceii di Spoleto”.

Gli ultimi Boccardo, ha poi ricordato il legame di Cardarelli con i suoi studenti. “Mi diceva qualche tempo fa: ‘Ai miei studenti, come ai miei figli, dico spesso: non guardate soltanto a quelli che stanno avanti a voi, affascinati dalla loro carriera brillante; guardate anche a chi sta indietro rispetto a voi, meno fortunati e con minori possibilità di riuscita. Non li dimenticate’. Era letteralmente abitato da una passione educativa, che lo ha condotto a prolungare le ore di insegnamento offrendo agli studenti ripetizioni gratuite, anche da Sindaco, presso il nostro Centro di pastorale giovanile a San Gregorio. Lo ricordiamo impegnato con passione e generosità nella politica, per il bene della città e dei suoi abitanti”.

Amore Il vescovo Boccando ha poi sottolineato il legame di Cardarelli con la città: “Amava Spoleto e la sua gente, ed era abituale incontrarlo il mattino in piazza del Mercato intento ad ascoltare tutti, con quella umanità popolare e ricca che lo faceva sentire davvero vicino e partecipe, fedele al programma di azione che si era proposto, quando aveva detto di voler essere “Uno di noi”. È stato, come ha scritto qualcuno in queste ore, ‘un sindaco entusiasta e battagliero, mai rassegnato ma sempre orgogliosamente fiero dell’incarico” ricoperto, «incapace di serbare rancore’ e capace di risolvere ‘piccole e grandi questioni, senza mai appendere manifesti o cercare ribalte’. Quante volte mi ha chiamato per ricercare insieme la soluzione a qualche problema e individuare una risposta concreta a qualche bisogno generato dalla crisi occupazionale o dal terremoto. È di qualche giorno fa la telefonata per un nuovo progetto da realizzare con la Caritas diocesana a favore delle famiglie in difficoltà economica. Per lui davvero la politica, vissuta con onestà e rettitudine, con profonda dedizione, con grande libertà interiore e indipendenza da pressioni e correnti, anche se non gli ha risparmiato amarezze e delusioni, è stata la forma più alta della carità, intesa come autentico servizio al bene comune. Non ha mai nascosto la sua identità di uomo di fede, ricevuta dai genitori Reginaldo e Maria e dalla parrocchia di Sant’Ansano, dove tornava puntualmente per la celebrazione annuale di Sant’Antonio, senza vergognarsi di portare la statua in processione. Ci mancherà il suo sorriso, la sua umanità, la sua cordiale attenzione, la sua voglia di fare, il piglio sicuro e deciso con cui affrontava i problemi, la semplicità e immediatezza del tratto, l’intensità del suo impegno per Spoleto, che spesso gli faceva perdere il sonno. È l’eredità che lascia a tutti noi che lo abbiamo conosciuto e a quanti con lui hanno lavorato per il bene della nostra città. L’intensità delle emozioni, i sentimenti più profondi, la memoria che abbiamo di lui sono però sostenuti dalla certezza che Fabrizio non è svanito nelle ombre della morte ma che, come abbiamo ascoltato dal libro della Sapienza, le anime dei giusti sono nelle mani di Dio, nessun tormento le toccherà”. 

La morte  Secondo Boccando “la morte che ha colto Fabrizio è per tutti noi un ammonimento serio, che ci insegna a vigilare e ad essere sempre preparati per l’incontro con il Signore. Essere preparati significa vivere ‘in grazia di Dio”, che è la prima e fondamentale condizione di una vita autenticamente cristiana. Essere preparati significa trovarci sempre al nostro posto. E il nostro posto è quello del dovere quotidiano, che ci dà forza morale e serenità. Essere preparati significa infine vivere nell’attesa dell’eterna felicità, che ci è garantita se ben sapremo amministrare e spendere i talenti che ci sono stati affidati. Mentre porgiamo a Fabrizio il saluto dell’affetto, dell’amicizia e della gratitudine, ci torna spontaneo alla mente quel suo modo caratteristico di congedarsi, quando stringeva calorosamente la mano e diceva: Tante, tante belle cose!. Quel saluto lo rivolgiamo ora a lui, pregando che possa godere di tutte le ‘belle cose’ che il Signore Gesù riserva a quanti si sono affidati a lui ed hanno accolto e messo in pratica il suo Vangelo, mentre attendiamo che venga un giorno pienamente ricomposta nella casa di Dio quell’unità e quella comunione che la morte sembra interrompere ma che in realtà la fede continuamente ravviva. Grazie, Fabrizio, per quello che sei stato e per quello che ci hai dato. Il Signore ti accolga nelle sue braccia di Padre misericordioso e ti doni la ricompensa della tua fedeltà e delle tue fatiche. Amen”.

Boschi Nel corso della cerimonia di conferimento della Medaglia d’oro alla Protezione civile che si è svolta a Roma alla presenza del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha preso parte anche il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, Maria Elena Boschi, che ha ha voluto ricordare la figura di Fabrizio Cardarelli, inviando alla famiglia “un forte abbraccio”.
Pirozzi Un ricordo del sindaco di Spoleto è arrivato nel pomeriggio di lunedì anche dal primo cittadino di Amatrice, Sergio Pirozzi: “Solo ora ho appreso la notizia della morte prematura dell’amico sindaco di Spoleto – ha scritto il sindaco amatriciano sul proprio profilo Facebook – .Ci eravamo visti, avevamo parlato di terremoto, mi avevi espresso le tue difficoltà, i tuoi tormenti,salutandoci quasi arrossendo mi dicesti ‘Scusa non dovevo’. Caro Fabrizio, un sindaco quando parla della propria gente non si deve mai vergognare. Questa fu la mia risposta. Un abbraccio forte alla famiglia alla comunità di Spoleto e a tutti coloro che lo hanno conosciuto”.


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