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Terremoto, la riflessione di monsignor Boccardo: "La solidarietà ci spinge a rimetterci in piedi e ripartire"

Written by on 07/02/2017

Terremoto, la riflessione di monsignor Boccardo: "La solidarietà ci spinge a rimetterci in piedi e ripartire"

07/02/2017

SPOLETO – Il terremoto, con tutto quello che ha significato dal punto di vista economico ed umano, ma anche il contatto con i fedeli e le parole di conforto che la Chiesa tutta ha portato in questi mesi in Valnerina. Monsignor Renato Boccardo, vescovo dell’arcidiocesi di Spoleto-Norcia, racconta la sua prima esperienza a contatto col sisma. Anticipiamo alcuni brani dell’intervista, nella quale il vescovo racconta così il suo primo incontro col terremoto: “C’è la sorpresa, nel senso che non sapendo che cos’è uno impara vivendo e dunque la prima sensazione è la sorpresa, e poi l’impotenza. Cosa fai davanti ad una scossa del terremoto? Non c’è niente da fare, sei confrontato con la piccolezza, con l’impotenza, di fronte ad una cosa che è più grande di te e che non puoi né prevedere, né controllare, né dominare. Da una parte la piccolezza dell’uomo e dall’altra l’affidamento, il mettersi nelle mani di qualcuno che è più grande”. L’affidamento che poi lascia spazio allo stupore quando si confronta con i fedeli che hanno perso tutto: “In mezzo alle macerie c’era un uomo ultra ottantenne che mi diceva ‘Certo, è pesante, è la terza volta che devo rifare casa’. E io tentavo di dargli qualche parola di incoraggiamento, di conforto, e lui mi risponde, quasi invertendo i ruoli, che ‘Quando Dio da’ il peso da’ anche la forza di portarlo’”.
E poi la solidarietà che è stata “una vera spinta, quasi una costrizione per la ripartenza”, con i bellissimi gesti di Claudio Baglioni e dei bambini di Bangui, insieme alle problematiche legate alla ricostruzione: leggi, burocrazia e tempistiche, ma anche priorità e luoghi. Per finire con i ringraziamenti a tutte le persone che hanno manifestato vicinanza: “Il terremoto non tocca esclusivamente i terremotati ma può essere un messaggio per tutti. Tanta fatica, tanto affanno, a volte tanto veleno per accumulare, costruire, edificare, e poi una scossetta di terremoto fa venire giù tutto. Allora il messaggio, che vale anche per chi non è terremotato, oggi è: quali sono gli edifici che devono essere costruiti e che non temono né il terremoto, né la crisi economica né altri tipi di assalto? Mi sembra ci sia questo messaggio sulla riflessione sulla propria esistenza: dove sto andando, cosa sto facendo, quale è il mio vero patrimonio, quello per cui mi sto affannando”. L’intervista integrale, ad opera di Maria Rita Valli è in edicola con il settimanale La Voce.

 


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