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'Polittici'. Perugia rende omaggio ad Hans Hartung

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'Polittici'. Perugia rende omaggio ad Hans Hartung

23/09/2017

PERUGIA- Si intitola Polittici, la mostra che celebra Hans Hartung, il pittore tedesco naturalizzato francese tra le figure di spicco dell’astrattismo europeo del Novecento, in programma dal 24 settembre al 7 gennaio prossimo presso gli spazi espositivi della Galleria Nazionale dell’Umbria di Perugia.
Un percorso attraverso quaranta lavori su carta e sedici dipinti di grandi dimensioni, realizzati tra 1961 e 1988 (sei dei quali mai esposti prima), curato da Marco Pierini, direttore della Galleria Nazionale dell’Umbria, in collaborazione con la Fondation Hartung-Bergman di Antibes, in Francia (dove l’artista scomparso nel 1989 risiedeva). Una intera serie, definita dallo stesso Hans Hartung Polyptiques, Polittici appunto, monumentali tele ad olio, esposte per la prima volta tutte insieme come serie, affiancate ai capolavori di Duccio di Boninsegna, Gentile da Fabriano, Beato Angelico, Piero della Francesca, Perugino, tesori custoditi nella Pinacoteca di Perugia. È stata proprio la presenza di questi capolavori conservati nella Galleria Nazionale dell’Umbria, meravigliosi polittici dei maestri più celebrati del XV e XVI secolo, a suggerire l’idea di questa mostra. Un’operazione critica che ha costituito lo spunto per la riscoperta di queste opere di Hans Hartung quale nucleo omogeneo. Al pari di quelli antichi, i suoi polittici si articolano infatti in elementi distinti, fissati in sequenza, sebbene senza alcuna priorità, ma solo in scansione ordinata nello spazio.
I Polyptique, furono creati agli inizi degli anni ’60, quando Hans Hartung aveva iniziato a dipingere direttamente sulla tela, senza prima concepire l’opera su carta. Un periodo questo in cui sperimentò nuove tecniche, prima dilatando i formati, poi, costretto sulla sedia a rotelle, giungendo a realizzare i propri dipinti con l’aerografo.
La mostra di Perugia si propone,  quindi, di ripercorrere lo stretto legame di Hans Hartung con l’Italia, risalente già alla prima metà del secolo, quando, in occasione di un viaggio nel 1926, oltre a visitare città come Venezia e Firenze, si lasciò affascinare dai paesaggi della Sicilia, in particolare dallo spettacolo naturale dell’Etna e dai templi della Magna Grecia. Ma è soprattutto con Venezia che Hans Hartung ebbe un rapporto particolare, in virtù delle numerose partecipazioni alla Biennale, dal 1948 al 1984. Qui ricevette nel 1960 il Leone d’oro, riconoscimento che diede nuovo impulso alla carriera del grande astrattista tedesco, naturalizzato francese, che in seguito, nel 1984, volle tornare sulla laguna per testimoniare una sua nuova fase creativa. Per l’occasione, Hartung portò una selezione di tele di grandi dimensioni, caratterizzate dagli sfondi realizzati con l’aerografo, sui quali era intervenuto con gesti ampi e decisi attraverso l’utilizzo degli strumenti più disparati, come una scopa di rami di ginestra intinta nella vernice nera.
 
 


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