ROMA- Una nuova prestigiosa trasferta per l’artista perugino Giuseppe Fioroni. Nella luce, nel colore è il titolo della mostra che è stata inaugurata la mattina di sabato 9 giugno a Roma, presso lo storico palazzo della Cancelleria Apostolica Vaticana, per iniziativa dell’Associazione di promozione sociale Tota Pulchra, con il patrocinio del Comune di Perugia. Fino al prossimo 23 giugno, oltre quaranta opere di pittura, scultura e grafica saranno esposte nella pretigiosa sede capitolina, in un percorso che vuole rappresentare la summa di cinquant’anni di attività artistica.

-Ognuno di noi, nel cammino della propria esistenza, dovrebbe percorrere il sentiero della conoscenza per indirizzarsi verso la luce-

Così, lo stesso Giuseppe Fioroni spiega in sintesi il senso della mostra Nella luce, nel colore dedicata a lavori realizzati con svariate tecniche pittoriche su carta, tela e ceramica. Un artista definito dalla critica artistica come il meticoloso indagatore della natura umana, sono caratterizzate da colori intensi e vivaci che riflettono, in una magica armonia, le bellezze dei paesaggi mistici della sua amata Umbria.

“La mostra -spiega Fabrizio Fabbri, curatore del catalogo che accompagna l’iniziativa- vuole essere un omaggio agli ottant’anni di Giuseppe Fioroni, recentemente compiuti con grande energia creativa, di cui cinquanta passati a sperimentare. Un artista colto, con citazioni che ritroviamo in tutte le sue opere, capace ancora oggi di interrogarsi e di approfondire”.

Nella luce, nel colore è un’ esposizione, che si snoda attraverso quelli che sono i quatro temi portanti che in questi anni hanno caratterizzato la sua opera :Terre umbre, Cattedrali, Rappresentazione della condizione umana, Rappresentazione di temi religiosi.

Un percorso, che Giuseppe Fioroni ha sviluppato con una propria originalità e sensibiltà (che spesso ricorda quella di Marc Chagall) all’opera capace di attirare l’attenzione di critici ed esperti d’arte quali Philippe Daverio e Vittorio Sgarbi, come pure lo statunitense John T. Spike, che nelle pagine del catalogo della mostra lo definisce Il Giullare dell’Arte.