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‘Il Misantropo’ in scena al Teatro Mengoni di Magione

Written by on 09/03/2018

‘Il Misantropo’ in scena al Teatro Mengoni di Magione

09/03/2018

Una scena de 'Il Misantropo' nell'allestimento curato da Monica Conti

MAGIONE (PG)- Il Misantropo di Molière, arriva questa domenica 11 marzo al Teatro Mengoni di Magione. Un cast di bravissimi attori guidato da Roberto Trifirò, nel ruolo del protagonista Alceste, affiancato da Davide Lorino, Filinte, e Flaminia Cuzzoli, Célimène, saranno i protagonisti dell’allestimento curato dalla regista Monica Conti, in scena alle ore 21 per la Stagione di Prosa organizzata assieme alla locale amministrazione comunale dal Teatro Stabile dell’Umbria. 

Un classico senza tempo, come Il Misantropo dove più che la trama, contano le relazioni umane che sono poi la cosa più importante della nostra vita. Nell’arco di una giornata Alceste rompe con la società malata in cui vive. E’ un essere intelligente e ironico ma che nutre un odio feroce per gli uomini che fa ingigantire in lui la percezione dei loro difetti. E’ un essere contraddittorio, contemporaneamente saggio e folle, che ama Célimène proprio la donna che incarna tutti i vizi che lui odia o, forse, la ama proprio per questo.

“Ho cercato di approfondire al massimo queste relazioni e, nello stesso tempo, di far diventare carne i versi di Molière tradotti nell’italiano di Cesare Garboli -spiega la regista Monica Conti– Lavorando da anni sul drammaturgo francese (in precedenza su Le Intellettuali), e in particolare su questo testo, ho cercato anche di cogliere ciò che sta sotto a un linguaggio ricercato e antico, ma che, a tratti, pare scritto col sangue da un poeta veggente. E se nei primi tre atti ancora, qua e là, traluce il genio comico dell’autore, nel quarto sprofonda nella follia e nel quinto nel disincanto, aprendo la strada al Teatro moderno. In uno spazio semplicissimo agito dagli attori, sono essi stessi che creano coi loro corpi i luoghi ora reali, ora onirici, in cui si svolge questa vana e folle giornata di Alceste. Per ritrovarsi alla fine in un’alba di una qualsiasi città e scoprirsi anime ingannate e perse, al di là dei vizi e delle virtù, ma anche anime che transitano e si dibattono brevemente in questo mondo prima di tornare alla natura. Ho sempre pensato a Il Misantropo –conclude la regista- come a una ballata dell’essere umano posto di fronte all’enigma dell’esistenza e della percezione di una realtà che è sempre sfuggente, multiforme e soggettiva”.

 


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