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L’Università di Perugia protagonista di un nuovo studio sulle onde gravitazionali

Written by on 02/09/2020

L’Università di Perugia protagonista di un nuovo studio sulle onde gravitazionali

02/09/2020

PERUGIA – Nuove e inattese popolazioni di buchi neri, tra le più massicce mai rivelate, sono state svelate dagli osservatori di onde gravitazionali Virgo (Europa) e Ligo (Stati Uniti). Una scoperta “senza precedenti” che permette ora di vedere sempre più a fondo nell’Universo e di definire un nuovo panorama cosmico. Coinvolto anche il gruppo di scienziati e ricercatori dell’Università degli Studi di Perugia che lavora all’esperimento europeo Virgo per la rivelazione e lo studio di onde gravitazionali, con lo sviluppo di tecnologie per osservarle, da circa trent’anni. In contemporanea con la conferenza stampa internazionale che ha collegato i vari gruppi di ricerca internazionali in modalità streaming, oggi a Palazzo Murena (sede del Rettorato) il professor Helios Vocca (attualmente nel management team di Virgo e coordinatore del gruppo di ricerca perugino composto da 12 persone, tra scienziati e tecnici del Dipartimento di Fisica e Geologia di Unipg e della Sezione di Perugia dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare) ha così commentato le nuove scoperte scientifiche realizzate dal team internazionale: “Possiamo dire che questa è tra le tre più importanti osservazioni mai fatti delle onde gravitazionali”. Un “risultato straordinario” anche per il delegato alla divulgazione scientifica di Unipg Roberto Rettori perché, ha aggiunto, “avrà ripercussioni importanti sulla conoscenza della fisica moderna e della cosmologia”. Per Rettori, inoltre, la scoperta “dà valore e lustro alla nostra Università, e alla ricerca di alto livello che qui si fa, oltre che al territorio e all’Italia”. È stata così annunciata l’osservazione della fusione di un sistema binario di massa straordinariamente grande: due buchi neri di 66 e 85 masse solari che hanno prodotto alla fine un buco nero di circa 142 masse solari. Quello finale, pertanto, è il più massiccio buco nero rivelato finora per mezzo delle onde gravitazionali. Si trova – hanno inoltre spiegato gli scienziati – in una regione di massa entro cui non è mai stato osservato prima un buco nero, né con onde gravitazionali né con osservazioni elettromagnetiche, e potrebbe servire a spiegare la formazione e l’origine di “buchi neri supermassicci”, uno degli enigmi più affascinanti e intriganti per astrofisici e cosmologi. “Come scenario – ha spiegato Vocca – c’è anche l’ipotesi che i progenitori della fusione possano essere buchi neri primordiali. Se così fosse questo può cambiare i modelli cosmologici attuali per mettere in crisi, e questo è sicuramente molto bello, le nostre certezze. Si stima infatti che la fusione abbia avuto luogo a circa 17 miliardi di anni luce dalla Terra e 7 miliardi di anni fa, un tempo vicino alle epoche antiche dell’Universo che si stima sia nato invece 13,8 milioni di anni fa. Ciò ci fa pensare che quando tutto questo è avvenuto l’Universo aveva quindi 6 miliardi di anni”. Vocca ha poi parlato delle abilità acquisite dal team di ricerca perugino (“in questo campo non ci facciamo mancare niente” ha detto) nello studio delle vibrazioni, da quelle microscopiche a quelle più grandi, che ha consentito così di apportare un contributo essenziale ai metodi utilizzati per installare gli specchi e il complesso dei sistemi ottici, cuore dello strumento per l’osservazione delle onde gravitazionali, ovvero l’interferometro Virgo istallato a Cascina nelle campagne poco fuori Pisa.


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