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Coronavirus, la Regione Umbria sul “caso” test rapidi: “Nessuna area grigia”

Written by on 15/06/2020

Coronavirus, la Regione Umbria sul “caso” test rapidi: “Nessuna area grigia”

15/06/2020

PERUGIA – “Nessuna area grigia” e tutte le scelte sono state fatte “per garantire la massima tutela per la salute in una situazione incerta e soprattutto senza studi e casistiche precedenti”: lo hanno evidenziato lunedì, nel corso di una videoconferenza stampa sull’acquisto dei test rapidi, sierologici e molecolari, da parte della Regione Umbria, la presidente Donatella Tesei, l’assessore alla Sanità Luca Coletto, il direttore regionale Claudio Dario, quello della Protezione civile Stefano Nodessi e il Capo di Gabinetto Federico Ricci.

La spiegazione della Regione “Solo grazie ai test rapidi era possibile dividere i positivi Covid-19 dai negativi in un momento in cui bisognava essere rapidi nelle scelte” ha affermato Coletto difendendo quindi le “scelte importanti” fatte per l’acquisto. “Nonostante – ha aggiunto – non ci fosse una letteratura in merito”. Coletto, ricordando i 77 decessi in Umbria e il totale di 1.436 positivi, ha poi sottolineato che “anche i dati danno ragione al nostro operato”. Per l’assessore passando da una precedente disponibilità di 200 tamponi al giorno a una di 1.500, grazie ai test rapidi, “si sono potuti individuare e puntualmente bloccare anche focolai”. Secondo Dario la difficoltà delle scelte è stata infatti dettata dal fatto che “l’approccio empirico non poteva essere controllato da studi internazionali per assenza di casistica”. “Con soli 200 test molecolari al giorno che facevamo – ha aggiunto – non eravamo al sicuro soprattutto per i contagi dentro gli ospedali che ci preoccupavano molto”. Il direttore regionale alla Sanità ha anche ricordato l’uso dei test “in un contesto di strategia e non singolarmente”. Il confronto tra test rapidi immunocromatografici e molecolari, nel periodo che va dal 23 marzo all’8 aprile, ha portato ad analizzare 1.180 casi “per riuscire ad intercettare i casi positivi e separarli da quelli negativi”.

Un “contesto complesso” Dario ha poi messo l’accento su un “contesto complesso” e sulla costante necessità “di aggiustare continuamente gli interventi per il sistema sanitario regionale” in riferimento al monitoraggio, agli approvvigionamenti di test rapidi e non solo, all’individuazione di Covid hospital, all’ampliamento di posti letto, al potenziamento dei pronto soccorsi, alla rimodulazione delle attività ambulatoriali, all’attivazione degli Usca e all’avvio di cure sperimentali. “Un conto – ha inoltre osservato Dario – è prendere le decisioni in emergenza, altra cosa sono le possibili valutazioni quando il fattore tempo non è più l’elemento essenziale”. Anche per il capo regionale della Protezione civile, la Regione Umbria “è stata parsimoniosa nelle scelte e nel relativo acquisto dei test rapidi”. Con le forniture che, per Nodessi, “sono state ottenute nel rispetto dei codici dei contratti”. I test della Vim di Vincenzo Monetti – ha aggiunto – sono stati acquistati, quindi, “dopo una valutazione accurata e perché erano a disponibilità immediata, al prezzo migliore, realizzati in Italia e con marchio CE”. “Il pagamento – ha infine precisato Nodessi – non era stato ancora fatto e quindi non è nemmeno corretto dire, come invece fatto da alcuni, che ora è stato congelato”.


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