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Carcere di Terni, detenuto si suicida dopo rissa

Written by on 18/09/2023

Carcere di Terni, detenuto si suicida dopo rissa

Sappe: "Penitenziari invivibili e pericolosi". Garante dei detenuti Umbria: "Polizia penitenziaria ridotta all'osso"

18/09/2023

L'ingresso del carcere di Terni

L'ingresso del carcere di Terni

Ancora tensioni nel carcere di Terni dove, sabato sera, dopo una rissa tra detenuti sono stati aggrediti degli agenti di polizia penitenziaria e un carcerato si è impiccato. A ripercorrere la dinamica dei fatti è il Sappe, il Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria attraverso il segretario nazionale dell’Umbria Fabrizio Bonino. “Una rissa tra detenuti di origine nord africana ha messo in subbuglio un’intera sezione nel padiglione della media sicurezza – racconta il sindacalista -. I quattro, presumibilmente ubriachi, prima hanno discusso tra di loro e poi, all’intervento degli agenti, hanno aggredito i colleghi con schiaffi e pugni, lanciandogli contro qualsiasi tipo di oggetto, perfino bombolette del gas e addirittura maglie insanguinate. Dopo qualche ora, si è riusciti a riportare la calma, ma solo apparente purtroppo. Uno dei due autori della rissa, infatti, mentre era stato spostato in una cella per essere trasferito nell’istituto di Capanne si è impiccato. Vano è stato l’intervento immediato del personale e dei sanitari”.

Pochi agenti, poca sicurezza

“Non ci sono più parole per descrivere le gravi condizioni di disagio lavorativo in cui versa la polizia penitenziaria”, denuncia Bonino, scosso per la morte dell’uomo: “Le quotidiane grida d’allarme del Sappe continuano a rimanere incredibilmente inascoltate dai preposti vertici istituzionali. Solo proclami e belle parole, ma, di concreto, il nulla. Queste sono violenze annunciate! È scandaloso che nel 2023 vi siano ancora persone indegne che usano la violenza per cercare di sovvertire il sistema istituzionale all’interno dei penitenziari mirato alla risocializzazione del detenuto, ma in rispetto delle regole. Fortunatamente in carcere ci sono anche persone che si dissociano da questi atteggiamenti violenti e cercano nello studio e nel rispetto reciproco la loro ragione di vita”. Donato Capece, segretario generale del Sappe esprime ai poliziotti contusi a Terni “la solidarietà e la vicinanza del sindacato” ed evidenzia come le intolleranze dei detenuti ed i gravi episodi da loro provocati sono “sintomatici del fatto che le tensioni e le criticità nel sistema dell’esecuzione della pena in Italia sono costanti. Ed è una tragedia che un uomo in carcere si tolga la vita, sempre e comunque. La situazione è diventata allarmante per la polizia penitenziaria, che paga pesantemente in termini di stress e operatività questi gravi e continui episodi critici. Servono risposte ferme da parte del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, anche destinando carceri dismesse come l’Asinara e Pianosa per contenere quei ristretti che si rendono protagonisti di gravi eventi critici durante la detenzione. Quel che è accaduto a Terni – scrive Capece – testimonia una volta di più l’ingovernabilità delle carceri regionali e la strafottenza e l’arroganza di una parte di popolazione detenuta violenza, che anche in carcere continua a delinquere, ad alterare l’ordine e la sicurezza, evidentemente certa dell’impunità”. “È fondamentale dare corso a riforme davvero strutturali nel sistema penitenziario e dell’esecuzione della pena nazionale, a cominciare dall’espulsione dei detenuti stranieri, specie quelli, e sono sempre di più, che, ristretti in carceri italiani, si rendono protagonisti di eventi critici e di violenza durante la detenzione”, conclude Capece che non risparmia critiche al Capo del DAP Giovanni Russo: “A lui, da mesi, stiamo chiedendo, senza avere alcun riscontro, di intervenire con urgenza sulla gestione dei detenuti stranieri, dei malati psichiatrici, della riorganizzazione istituti, della riforma della media sicurezza”.

Garante dei detenuti Umbria: “Il tempo dell’attesa è finito”

“Il tempo dell’attesa è finito e non si può continuare a scaricare le gravi inadempienze del sistema carcerario sulla polizia penitenziaria ridotta all’osso e senza strumenti adeguati per affrontare queste situazioni”. Commenta così i fatti di Terni, il garante dei detenuti della Regione Umbria, l’avvocato Giuseppe Caforio. “Ha tutto il sapore amaro del facile profeta inascoltato la notizia dell’ennesima morte, all’esito della oramai solita rissa conclusasi con l’ultimo suicidio in ordine di tempo” afferma. “Queste morti sono sulla coscienza di tanti e sono indegni per una comunità civile come quella umbra” evidenzia ancora Caforio per il quale “ognuno deve fare la sua parte”. “Le procure della Repubblica territorialmente coinvolte – aggiunge – devono aprire fascicoli per accertare se a monte nell’organizzazione vi siano responsabilità penalmente rilevanti. La politica deve affrontare il tema in modo serio e propositivo e per questo chiedo che il consiglio regionale dediche una seduta al tema delle carceri umbre partendo dai problemi sanitari per finire alla attivazione vera e immediata delle agognate Rems (Residenze per l’esecuzione delle misure di sicurezza). Il dipartimento penitenziario deve assicurare il trasferimento altrove fuori dall’Umbria di almeno 200 detenuti, di cui 100 da Terni che somiglia sempre più ad una polveriera. Infine il ministero deve assicurare una integrazione della polizia penitenziaria che dovrà essere di numero adeguato e con formazione specifica. Queste le risposte ad horas che ogni Autorità competente deve dare”. “Il garante dei detenuti permanendo questa situazione si riserva di formalizzare un esposto dettagliata alle procure della Repubblica per le gravi omissioni perpetrate nel sistema carcerario Umbria in violazione dei diritti umani come consacrati dalla Dichiarazione universale sui diritti dell’uomo” conclude Caforio.


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