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“Abbiamo bisogno di un’Europa unita, pacificata e solidale”

Written by on 19/07/2018

“Abbiamo bisogno di un’Europa unita, pacificata e solidale”

19/07/2018

Gualtiero Bassetti

* Gualtiero Bassetti

Mai come in questo momento, proprio quando le voci critiche sembrano essere sempre più numerose, è necessario rimarcare con vigore l’importanza religiosa, culturale e politica dell’Europa unita.

Ne ho avuto una chiara testimonianza nel viaggio in Ucraina, invitato dall’arcivescovo maggiore Sviatoslav Shevchuk, capo e padre della Chiesa greco-cattolica ucraina. Partecipando al pellegrinaggio presso il santuario mariano di Zarvanytsia e visitando Leopoli, ho potuto toccare con mano la periferia dell’Europa. Sofferente a causa della guerra, ma decisamente viva e ricca di speranza. Una periferia che, senza dubbio, ha molto da insegnare all’intero continente che, mai come oggi, ha la necessità impellente di ritrovare quella che Paolo VI chiamava «l’anima dell’Europa». Per almeno tre motivi.

Prima di tutto, per la riscoperta autentica della sorgente della fede. La Chiesa greco-cattolica ucraina è una Chiesa martire che per decenni ha vissuto l’esperienza drammatica di un regime tirannico e che oggi, dopo essere stata provata duramente, vive una fede testimoniata con gioia e speranza. Le tante fiaccole che ho visto ardere dinanzi a Zarvanytsia rappresentano simbolicamente le piccole fiammelle di fede che ogni credente porta nel suo cuore e che, tutte assieme, mostrano al mondo quella luce immensa che è il messaggio di amore di Gesù. La nostra vecchia Europa ha bisogno di riscoprire questo messaggio di amore, la gioia del Vangelo e la bellezza della vita cristiana. C’è bisogno di una rinnovata evangelizzazione, di una fede autentica per risvegliare quegli uomini e quelle donne che sono spenti nello spirito e per ridare speranza alle persone sfiduciate per la sofferenza, la povertà e la solitudine.

Poi, per la valorizzazione delle radici culturali e sociali del continente. In Ucraina ho visto una Chiesa giovane e una comunità viva. È quello che annuncia il Papa e che anche il prossimo sinodo cercherà di valorizzare: una Chiesa in uscita, dinamica, inclusiva verso i poveri e che sappia assumere, esistenzialmente, uno sguardo giovane sul mondo. L’Italia e l’Europa hanno fortemente bisogno di un pensiero giovane, capace di intuire soluzioni nuove per i grandi problemi che le vecchie generazioni hanno causato. C’è un urgente bisogno di nuove energie morali, per vincere la stanchezza di una società invecchiata e rinunciataria, e soprattutto c’è l’evidente necessità di cuori giovani, capaci di passione e di sacrificio, per pagare il prezzo alto della verità.

E infine, per l’assoluta necessità di riscoprire l’unità politica dell’Europa. Un’unità che ha le radici antiche di sant’Agostino, Carlo Magno e Papa Pio ii, ma che al tempo stesso ha le prospettive nuove di una comunità che non potrà non essere aperta, solidale e in pace. La posta in gioco è altissima. Ho visto con i miei occhi, nella ex chiesa dei gesuiti, a Leopoli, le foto dei giovani morti per la guerra attuale. La guerra è una pagina sanguinosa che la vecchia Europa ha conosciuto in un passato recente. Due conflitti mondiali che hanno prodotto milioni di morti e che, come drammaticamente disse Benedetto XV nel 1916, avrebbero potuto portare «al suicidio dell’Europa».

Abbiamo pagine importanti del magistero pontificio sull’Europa che andrebbero meditate con grande attenzione. Tutti questi documenti portano in un’unica direzione: l’Europa come famiglia di famiglie, come luogo di solidarietà e carità, come comunità di popoli in pace che supera gli egoismi e i rancori nazionali. Questo è quello di cui abbiamo bisogno: un’Europa unita, pacificata e solidale, che non speculi sui conflitti sociali e sulle divisioni politiche, che non pratichi la non cultura della paura e della xenofobia, ma che costruisca, con animo puro, la cultura dell’incontro e della solidarietà per un nuovo sviluppo della promozione umana.

*Presidente Conferenza Episcopale Italiana


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