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‘Villaggi del Cibo’, al via il progetto di sperimentazione

Written by on 06/12/2021

‘Villaggi del Cibo’, al via il progetto di sperimentazione

Un nuovo modello di produzione e consumo per ridurre gli sprechi, che incrocia i dati delle produzioni locali e i fabbisogni delle famiglie, realizzato grazie al Psr

06/12/2021

Villaggi del Cibo

I Villaggi del Cibo, è il nuovo modello di produzione e consumo che incrocia i dati delle produzioni locali e i fabbisogni delle famiglie promosso all’interno del progetto Cibo Nostrum. Un’azione, realizzata grazie al Programma di Sviluppo Rurale per l’Umbria 2014-2020 – Misura 16, da Ariel Coop; La Rondine; Fattoria sociale; Oasi agricola; Aris formazione e ricerca; Università degli Studi di Perugia.

Il progetto, è stato illustrato nel corso di una giornata di studio e analisi dove sono state presentate esperienze concrete (già sperimentate) e modelli di filiera ultracorte tra produttori e consumatori, che si è svolto venerdì 3 dicembre, a Perugia, presso la Biblioteca di San Matteo degli Armeni.

Nel corso della mattina sono stati mostrati i dati di due anni di sperimentazione dei Villaggi del Cibo, elaborati dalla piattaforma, che mostrano i comportamenti di acquisto, i meccanismi di formazione dei prezzi di produzione e commercializzazione e che consentono alle imprese agricole di programmare in anticipo campi e coltivazioni.

Villaggi del Cibo: un progetto per ridurre gli sprechi

Un’innovazione necessaria che punta da un lato a coinvolgere consumatori sempre più attenti e dall’altro a minimizzare i rischi di impresa e ridurre gli sprechi.

I territori presi in considerazione nella sperimentazione sono stati quelli delle aziende partner: Foligno Città di Castello, Spoleto, Orvieto. Dal lato utenza, sono entrati in piattaforma, cioè hanno indicato i loro consumi alimentari e inviato i loro pre-ordini virtuali,  cinquantasei nuclei familiari (centocinquantotto individui, composizione media di un nucleo familiare 2,8 persone) tutti residenti in Umbria. Le aziende agricole che hanno partecipato alla sperimentazione, proponendo in piattaforma un prezzo di vendita alla Cooperativa di Comunità sono state dodici.

Venendo al funzionamento su un singolo prodotto finale. Prendendo ad esempio la filiera di uno dei beni più presenti sulle nostre tavole, il pane, si vede come nel territorio di Foligno, i ventidue nuclei familiari intervistati, sulla base dei consumi dichiarati in piattaforma, hanno generato un pre-ordine di 25 Kg di pane alla settimana.

Questo dato è stato riportato ad una comunità di millecinquecento utenti (come da modello di progetto) generando, quindi, un pre-ordine annuale di 30.470 Kg di pane. Il produttore di Foligno ha proposto, in base al consumo, un determinato un prezzo di vendita che è stato accettato dal 93% dei nuclei familiari del territorio. In questo modo si riesce a programmare anche l’impiego dei campi. Infatti la quantità di frumento tenero che occorre per soddisfare il fabbisogno della comunità presa ad esempio, considerando rese per ettaro tipiche del metodo di produzione biologico, deriva dalla coltivazione di otto ettari.

L’innovazione contenuta in questo modello è l’idea che, al fine di realizzare una filiera realmente equa ed ecologica, produttori e consumatori debbano essere coinvolti nello stesso soggetto giuridico tramite il quale avvengono aggregazione dell’offerta, trasformazione e commercializzazione. Il soggetto giuridico individuato per la gestione del Villaggio è la cooperativa di comunità.

Ogni esperienza dei Villaggi del Cibo, sarà perciò gestito da una cooperativa che ne coordinerà le attività. Ogni cooperativa contribuirà alla diffusione del modello impegnando una parte del sovrappiù realizzato a tale scopo. In uno stesso spazio fisico saranno perciò presenti un Food Market, dei centri di micro-trasformazione, degli spazi di democrazia partecipativa e di formazione e degli spazi di intrattenimento e ristorazione. Nel regolamento della cooperativa sarà definito un protocollo che disciplina i rapporti contrattuali tra la cooperativa e i suoi soci produttori.

Ad aprire i lavori è intervenuto Roberto Morroni, assessore alle Politiche Agricole della Regione Umbria.

“Anche l’agricoltura sociale -ha spiegato- deve e può essere sostenibile (non intendo solo dal punto di vista civile e ambientale, lì è un’eccellenza), ma anche da un punto di vista economico, sia nel medio che nel lungo periodo.

I modelli presentati oggi dimostrano che oltre alle sue funzioni tipiche, l’agricoltura sociale, in Umbria, riesce anche a sperimentare nuovi standard di sostenibilità economica. E anche a fare innovazione con progetti che guardano ad ambiente e territorio, ma in un’ottica di integrazione digitale. In questo caso piccolo è bello; nel senso che, in scala, questi piccoli modelli (essendo replicabili) risultano vincenti”.


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