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Terni, monsignor Piemontese alla Basilica di S.Valentino

Written by on 19/04/2020

Terni, monsignor Piemontese alla Basilica di S.Valentino

19/04/2020

TERNI- Un pellegrinaggio spirituale dei ternani verso la basilica del patrono della città e dell’amore san Valentino, nel tempo del Coronavirus, per chiedere la protezione del santo, perchè con il suo sguardo benigno possa intercedere presso il Signore per liberarci dal male che ci avvolge. Così, rappresentando l’intera comunità diocesana, il vescovo Giuseppe Piemontese ha celebrato la messa della seconda domenica di Pasqua nella basilica di San Valentino alla presenza del sindaco di Terni Leonardo Latini, del vicario generale della diocesi don Salvatore Ferdinandi, del parroco di San Valentino padre Johnson e della comunità dei frati Carmelitani. Sul sagrato della chiesa ha benedetto la città di Terni e l’intera Diocesi con le reliquie del patrono san Valentino.

“Anche noi, come gli apostoli, siamo rinchiusi nelle nostre case a motivo del Coronavirus e siamo assaliti da varie paure –ha detto monsignor Piemontese nell’omelia-. E’ una sensazione nuova, che può aiutarci a comprendere gli apostoli e a fare l’esperienza del Risorto. Abbiamo sperimentato in queste ultime settimane cosa significhi vivere come comunità dispersa dei discepoli del Signore, impedita di incontrarsi per provare in pienezza la dimensione della Chiesa. Innanzitutto deve affiorare una maggiore consapevolezza del dono che ci viene fatto quando possiamo incontrarci come comunità cristiana per celebrare i santi misteri. Troppi cristiani ritengono non necessario se non superfluo partecipare alle assemblee eucaristiche ed ecclesiali di vario genere.

La pandemia che ci intimorisce, ci limita ed è causa di sofferenze, morte e povertà, può costringerci e riscoprire alcuni aspetti della testimonianza cristiana, che abbiamo superficialmente trascurato. Mi riferisco alla dimensione della famiglia quale chiesa domestica, all’importanza della preghiera personale e familiare, alla riscoperta e condivisione nella famiglia della Parola di Dio, alla testimonianza della carità nelle varie sfaccettature: in casa, nella società, nella cultura, nella politica, ecc. E tutto ciò potrà portarci ad alimentare la nostra fede, ad avere nostalgia e ad apprezzare la Liturgia e l’Eucarestia come culmine e fonte della vita cristiana, ormai in diaspora. L’esplosione della pandemia quest’anno non ci ha consentito di portare a termine gli eventi legati alla festa di san Valentino. Nelle settimane passate, più volte, nella cattedrale ho invitato la comunità cristiana e cittadina a cogliere l’occasione per raccogliersi nella preghiera e lasciarci illuminare dalla Parola di Dio, ma anche a raccoglierci attorno al nostro santo patrono Valentino. Oggi -ha proseguito monsignor Piemontese- in questo pellegrinaggio spirituale che insieme stiamo compiendo, vogliamo stringerci quasi fisicamente attorno al nostro Patrono  per rafforzare la nostra identità di cristiani, crescere nella dimensione dell’amore e della carità e affidarci alla protezione e al patrocinio del nostro Patrono per uscire rafforzati da questo tempo di pandemia. Desidero proporre alcune considerazioni in riferimento ai guasti che il Coronavirus sta provocando nelle persone , mentre sono inginocchiato davanti al santo dell’amore. L’epidemia ha improvvisamente dato inizio ad un tempo oscuro e tragico, che ha portato sofferenze e lutti e messo a dura prova la resistenza e i sentimenti delle persone, uomini e donne del mondo intero.

Le migliaia di morti, persone anziane e giovani, che sono state falcidiate nella solitudine degli ospedali o delle case di riposo, prive della presenza e dello sguardo amorevole di figli, sposi, persone amate. Ma pensiamo anche alla sofferenza di figli, sposi e persone legate da affetto che hanno ricevuto in maniera inattesa la notizia della morte dei loro cari e non hanno potuto nemmeno vederli, salutarli, onorarli con una liturgia funebre.

Certamente tante coppie e famiglie si stanno migliorando negli affetti e si stanno consolidando con la vicinanza e la convivenza prolungata. Ma il pensiero va anche a quelle coppie fragili o in crisi, non preparate ad affrontare e superare dissapori e contrarietà, che scaturiscono dallo stare insieme, in spazi ridotti, in un tempo che sembra interminabile e in un clima emotivo ormai saturo e prossimo a esplodere. Penso alle coppie o alle famiglie che si sono trovate divise, in ansia e confinate in luoghi lontani, impedite di ricongiungersi.

Pensiamo agli adolescenti e ai giovani che non possono incontrarsi per condividere gli abituali riti di socializzazione e amicizia. Pensiamo a genitori, figli, sposi, fidanzati, innamorati, costretti vivere distanti e impediti a stringere abbracci o scambiarsi gesti di affetto. Certo la lontananza dovrebbe purificare i sentimenti, accrescere il desiderio,  fare apprezzare   la bellezza e la preziosità dell’amore, in attesa di rincontrarsi in un rinnovato intreccio di sentimenti, di abbracci e di sostegno vicendevole.

Chiediamo oggi a san Valentino che col suo patrocinio protegga l’umanità, la nostra città, la nostra diocesi dalla pandemia del Coronavirus, così come in passato ha protetto la società da altri flagelli. Ci aiuti a imparare l’amore verso Dio e verso il prossimo, incontrato secondo lo sguardo di Gesù. Ci insegni il vero amore: tra genitori e figli, tra sposi, tra fidanzati; l’amore umano nella sua  tenerezza e interezza -ha concluso l’omelia monsignor Piemontese-


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