
Perugia, bancarotte pilotate di società: cinque in manette
Written by pierpaoloburattini on 06/04/2022
Perugia, bancarotte pilotate di società: cinque in manette
E' quanto emerge da un indagine dei carabinieri del Ros coordinati dalla procura di Perugia
06/04/2022

La Procura di Perugia
Un ex commercialista romano, che si faceva chiamare ‘imperatore’, è ritenuto l’artefice di un complesso sistema illecito che attraverso bancarotte pilotate, truffe ai danni di imprenditori, frodi fiscali e altri reati, sembrerebbe finalizzato a condurre al dissesto un cospicuo numero di aziende, accumulando debiti stimati complessivamente per quasi 50 milioni di euro a discapito di fornitori e dipendenti delle aziende nonché dell’erario. E’ quanto emerge da un indagine dei carabinieri del Ros coordinati dalla procura di Perugia. L’uomo e un consulente finanziario di origini calabresi ma da tempo residente nel perugino sono finiti in carcere in quanto ritenuti “figure apicali” del gruppo mentre tre indagati, operanti soprattutto a Roma, sono stati messi ai domiciliari.
Un vero meccanismo illecito
Secondo quanto emerso dalle indagini, il presunto meccanismo illecito, più volte ripetuto, sarebbe consistito in particolare nell’acquisizione di società sul mercato in Umbria, Toscana, Lazio, Lombardia, Puglia, Trentino Alto Adige e Campania, operanti in settori quali pubblicità, edilizia, turismo, sanità, assistenza agli anziani, gestione di asili, informatica e commercio; nell’intestazione fittizia a prestanome delle aziende acquistate; nel trasferimento degli asset più redditizi ed in attivo spesso comprendenti anche importanti commesse pubbliche (dell’Università degli Studi di Roma La Sapienza, del Comune di Ravenna e della Provincia di Bolzano) ad altre società riconducibili all’organizzazione. Gli indagati sarebbero così riusciti da un lato a svuotare di ogni disponibilità le società acquisite, privandole di ogni risorsa patrimoniale aggredibile, sopprimerne la documentazione contabile e poi destinarle al fallimento, rendendo così vane le pretese di creditori ed Erario, dall’altro a proseguire la gestione delle attività redditizie distratte, dirottando gli “ingenti ricavi” in ulteriori società, anch’esse intestate a prestanome o, attraverso altri canali, fatti arrivare direttamente ai presunti sodali.