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Riapertura nidi e scuole d’infanzia: sindaci umbri in ‘ordine sparso’. La Regione annuncia ricorso

Written by on 14/02/2021

Riapertura nidi e scuole d’infanzia: sindaci umbri in ‘ordine sparso’. La Regione annuncia ricorso

Dopo l'incontro coordinato da Anci Umbria non emerge una posizione unitaria su riapertura o chiusura delle scuole per i bambini da zero a sei anni

14/02/2021

La videoriunione dei sindaci umbri coordinata da Anci

La videoriunione dei sindaci umbri coordinata da Anci

PERUGIA – Sindaci umbri in ‘ordine sparso’ sulla decisione se riaprire o tenere chiusi i servizi educativi per i bambini da zero a sei anni, quindi nidi e scuole d’infanzia. Il provvedimento d’urgenza del Tribunale amministrativo regionale (Tar) dell’Umbria aveva accolto parzialmente il ricorso del comitato di genitori e insegnanti “A scuola”, disponendo la sospensiva dell’ordinanza regionale per la chiusura delle scuole, ma solo per le classi dell’infanzia nei Comuni in zona rossa, che così possono riaprire con effetto immediato. Una riapertura motivata dal fatto che il provvedimento regionale provocherebbe danni ai genitori per la necessità di assentarsi dal lavoro, con potenziale compromissione della propria posizione lavorativa.

Anci Umbria ha riunito i sindaci

Stamattina molti dei sindaci dei Comuni umbri si sono riuniti in videoconferenza, con il coordinamento di Anci Umbria. L’Associazione dei comuni italiani è pronta a predisporre un’ordinanza base per tutti i Comuni coinvolti nella zona rossa, contenente concetti uniformi ed elementi tecnici sanitari e giuridici, sui quali poi ciascun Comune, nella pienezza della propria autonomia, potrà muoversi per regolamentare la questione sul proprio territorio, specie per quegli amministratori locali che in queste ore stanno decidendo di riconfermare la chiusura dei servizi scolastici. Nel frattempo, Anci Umbria chiederà alla sanità regionale e alla Regione Umbria un documento che attesti la gravità della situazione, una relazione epidemiologica sull’attuale situazione Covid, a supporto di eventuali decisioni dei sindaci.

Il parere legale dell’avvocato Caforio

Alla riunione ha partecipato anche l’avvocato Giuseppe Caforio che ha fornito indicazioni utili ai sindaci sulla vicenda, evidenziando la necessità di “porre nell’ordinanza dei sindaci motivazioni forti e inconfutabili”. L’incontro, infatti, era stato convocato per un confronto e per dare garanzie a tutti i sindaci per una migliore valutazione della sentenza del Tar. L’avvocato Caforio oltre a esprimere un parere legale, anche rispondendo ai singoli casi, ha precisato che la “Regione Umbria ha tre possibilità: procedere con il ricorso al Consiglio di Stato, fare una nuova ordinanza con motivazioni inconfutabili, o non fare altro”.

I sindaci chiedono pareri e decisioni da parte della Regione

Alcuni sindaci, concordando sulla necessità di avere una ordinanza standard, hanno, tuttavia, evidenziato “la necessità di avere, entro oggi, un atto della sanità regionale umbra che supporti eventuali decisioni di chiusura di nidi e infanzia, ovvero dati epidemiologici chiari” e di “potersi confrontare con il dirigente Dario o il commissario D’Angelo”. La Regione Umbria, oggi, era rappresentata dal dirigente Luigi Rossetti.

Nelle prossime ore è probabile un nuovo confronto tra i sindaci, mentre alcuni Comuni della provincia di Perugia stanno già adottando ordinanze locali di riapertura o chiusura delle aule per i bambini da zero a sei anni.

I sindaci di centro-sinistra “rincarano” la dose

Secondo un coordinamento di sindaci umbri di centro-sinistra, la riunione di Anci stamattina si sarebbe “svolta incredibilmente senza una adeguata presenza né politica né tecnica della Regione Umbria se si esclude la presenza del dott. Luigi Rossetti che ringraziamo, chiamato ad affrontare problematiche afferenti al settore sanitario non certo di sua competenza”. La nota spiega come, dopo la sentenza del Tar, i sindaci si siano trovati a dover prendere decisioni in assenza di indicazioni chiare della Regione che è il soggetto deputato a deliberare in materia sanitaria.

“Dopo le dichiarazioni della scorsa settimana – incalzano i sindaci di centro-sinistra – riteniamo opportuno che la presidente, l’assessore alla sanità, la giunta regionale tutta e le strutture tecniche regionali della sanità e della scuola supportino e orientino i sindaci in una vicenda nella quale i comuni rischiano di essere il capro espiatorio di un caos del quale sono del tutto incolpevoli”.

Gli amministratori locali chiedono alla Regione in tutte le sue articolazioni sia politiche che tecniche di “assumersi fino in fondo le proprie responsabilità in maniera chiara ed inequivocabile sulla scorta dei dati scientifici di cui ad oggi i sindaci nonostante ripetute richieste non sono a conoscenza”. In chiusura di comunicato, un appello. “Se come più volte ribadito da eminenti scienziati anche nelle ultime ore l’Umbria è la nuova Codogno, non si perda ulteriore tempo e si agisca di conseguenza in ogni sede utile. Se così non è, altrettanto chiaramente la Regione agisca per mettere tutti nelle condizioni e di poter svolgere al meglio il proprio lavoro”.

Il ricorso della Regione

La Regione si è fatta sentire in serata, annunciando che  farà ricorso. Si legge in una nota: “La Regione Umbria ha proposto opposizione al Tar dell’Umbria nonché ricorso al Consiglio di Stato avverso il provvedimento di sospensiva del Tar regionale del 13/2/21 in merito all’ordinanza regionale numero 14 del 6 febbraio, con specifico riferimento alla parte in cui la Regione Umbria sospende “tutti i servizi socio educativi per la prima infanzia fino a 36 mesi pubblici e privati e i servizi educativi delle scuole dell’infanzia, statali e paritarie”.

Efficace Dalla Regione si sottolinea che “la decisione del Tar, comunque, resta efficace fino all’esito dell’opposizione e/o del ricorso, salvo provvedimenti ordinativi dei sindaci nei rispettivi Comuni.   Si precisa altresì che all’incontro, a cui erano presenti i sindaci interessati dal provvedimento, indetto quest’oggi da Anci, non hanno partecipato né la Presidente della Regione, né esponenti della Giunta, né il direttore della Sanità regionale Claudio Dario perché non invitati. La Regione e la sanità regionale restano come sempre a disposizione di tutti i sindaci dell’Umbria per qualsiasi esigenza e supporto di carattere sanitario e nell’ambito delle proprie competenze”. Insomma, la situazione resta più che mai incerta.

La scelta di Perugia

Nella tarda serata di domenica è arrivata anche la scelta del sindaco di Perugia, Andrea Romizi: a Perugia  i servizi educativi per l’infanzia restano chiusi fino al 21 febbraio. “A seguito del Decreto del Tar dell’Umbria che sospende l’ordinanza regionale di chiusura di nidi e infanzia, l’Amministrazione comunale di Perugia, alla luce delle condizioni epidemiologiche critiche nella città di Perugia, ha deciso di non riaprire le strutture socio educative per l’infanzia e assumere un provvedimento volto a tutelare la salute delle comunità”, dice una nota del Comune.


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