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Prende avvio dall’Umbria il primo progetto per la Filiera del luppolo italiano

Written by on 20/07/2021

Prende avvio dall’Umbria il primo progetto per la Filiera del luppolo italiano

Un'associazione d'imprese nata grazie alla Misura 16.4.1 del Piano di Sviluppo Rurale

20/07/2021

Filiera del luppolo

La Regione Umbria investe sulla Filiera del luppolo

PERUGIA- Passo in avanti decisivo per la Filiera del luppolo italiano. Dall’unione di Luppolo Made in Italy, il primo progetto in Italia che ha sperimentato con successo questa nuova coltura (che svolgerà il compito di capofila) insieme al Gruppo cooperativo Agricooper e alla Deltafina srl è nata una nuova associazione di imprese grazie alla Misura 16.4.1 del  PSR – Piano di Sviluppo Rurale.

Un progetto, per mettere insieme le competenze, la capacità di aggregazione e di organizzazione dei produttori, la forza economica e di investimento, la visione strategica e di innovazione per portare il luppolo italiano alla conquista del mercato globale. Questo, è quanto è stato spiegato nel corso di una conferenza stampa svoltasi a Perugia da Stefano Fancelli, presidente della Rete Luppolo Made in Italy e dell’omonima società.

Una nuova realtà imprenditoriale è supportata, infatti, anche dall’Assessorato alle Politiche Agricole della Regione Umbria che, come ha già annunciato lo stesso assessore Roberto Morroni, ha in programma di inserire la nascente filiera del luppolo tra le filiere strategiche dell’Umbria, dopo aver ragionato sulla nascita di quella del tartufo, aver lanciato recentemente quella dell’olivicoltura e aver completato pure quelle del latte e del nocciolo.

A livello italiano, come è stato spiegato nel corso della presentazione, è l’unico progetto davvero ambizioso, visti i grandi partner e un lavoro di sperimentazione che va avanti da alcuni anni e che ha portato ormai ad una filiera strutturata in tutti i minimi particolari.

L’Umbria cuore della Filiera del luppolo italiano

La coltivazione professionale del luppolo in Umbria, infatti, interessa già oggi 3,5 ettari sperimentali, i quali hanno dato risultati importanti in termini di qualità del prodotto, come evidenziato dalle analisi condotte in collaborazione con il CerbCentro di Ricerca per l’Eccellenza della birra dell’Università degli Studi di Perugia. Il progetto ha permesso di sperimentare concretamente la coltura in nove impianti disseminati in Alto Tevere, nella zona del lago Trasimeno e nella Valle Umbra.

La qualità del prodotto è frutto di tecniche colturali e di trasformazione su cui, dopo la fase di formazione e sperimentazione sul campo, la compagine umbra può vantare competenze strutturate. Già nel prossimo anno è previsto l’avvio di nuovi luppoleti, che andranno ad aumentare la capacità produttiva per far fronte ad una domanda sempre crescente per soddisfare il mercato dei birrifici artigianali e degli appassionati homebrewer.

Obiettivo, come è stato evidenziato in conferenza, è quello di arrivare in Umbria dagli attuali tre e mezzo a centocinquanta ettari in tre anni, con uno step di venticinque nel 2022.

Ogni anno vengono importate in Italia oltre quattromila tonnellate di luppolo, pari ad una produzione che supera i duemila ettari, mentre la capacità produttiva nazionale è ancora ferma a circa cinquantacinque ettari pienamente produttivi (fonte CREA) e il fabbisogno immediato per la produzione italiana è stimata dalla stessa ASSOBIRRA in non meno di cinquecento ettari.

 


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