PERUGIA- Si è chiusa con un grande successo domenica 7 gennaio la mostra Renato Curi: una storia, esclusivo percorso fotografico attraverso scatti inediti e privati, per raccontare il calciatore (che giocava con l’indimenticato numero 8), ma anche l’uomo e il suo legame speciale con la città di Perugia. L’iniziativa, è stata voluta dalla famiglia Curi e promossa dalla Presidenza del Consiglio Comunale e dalla Camera di Commercio di Perugia, a qurant’anni dalla sua tragica scomparsa il 30 ottobre 1977 nel corso della partita Perugia-Juventus.

Sono stati, infatti, oltre ottomila i visitatori, appassionati e tifosi, che hanno animato le sale del Centro camerale Alessi in Via Mazzini, in pieno centro storico per ammirare i cimeli tra cui la maglia indossata da Renato Curi durante Perugia-Novara, la partita che portò gli umbri alla storica promozione in serie A, nella stagione 1974-75. La maglietta è stata donata alla famiglia da un tifoso storico, che l’aveva ricevuta direttamente dal calciatore quando la folla portò in trionfo la squadra.

Un personaggio importante non solamente dal punto di vista calcistico; il nome di Renato Curi e la sua presenza restano profondamente legati alla storia di una città che ha voluto intitolare proprio a lui lo stadio dove perse tragicamente la vita. Ricordo, che viene mantenuto vivo anche grazie ad un libro realizzato in occasione della mostra, che raccoglie tutte le immagini in esposizione, accanto a testimonianze dirette di familiari e amici del calciatore scomparso, disponibile sul sito www.renatocuri.it.

“Una pubblicazione, che è un atto di ringraziamento verso una città che da sempre mantiene vivo il ricordo i mio padre -ha detto il figlio Renato Curi Jr– in nessun altro contesto avremmo scelto di condividere scatti così intimi. Grazie al guestbook, ci siamo resi che sono venute a visitare la mostra persone da tutta Italia anche dalla rivale Terni. Tutto questo ci riempie ancora più di gioia. Mio padre era una persona  assolutamente disponibile, amava la vita e ne gioiva. Abbiamo fatto in modo che venisse fuori il più possibile questo lato del suo carattere. Per questo abbiamo voluto condividere le immagini non solo della sua carriera da calciatore, ma anche della vita in famiglia. Una mostra, che abbiamo voluto dedicare soprattutto alle nuove generazioni, perché attraverso la sua storia, possono trovare la genuinità, i valori veri, l’amicizia che non guarda agli interessi specifici. Quello che si è ritrovato in questa mostra -ha concluso- è proprio l’aria che si respirava nel calcio di quegli anni. Per questo mio padre è diventato il simbolo di un’epoca”.