
Papa Francesco ad Assisi in preghiera con i poveri
Written by danielemorini on 12/11/2021
Papa Francesco ad Assisi in preghiera con i poveri
Il Santo Padre incontra oltre 500 persone in arrivo dall'Europa, da Roma e dalle Caritas dell'Umbria
12/11/2021

Papa Francesco incontra i poveri davanti alla Porziuncola di Assisi
Una visita intensa ed emozionante quella di Papa Francesco ad Assisi per l’incontro di preghiera e di testimonianze in occasione della Giornata mondiale dei poveri che si celebra domenica 14 novembre. Il Santo Padre ha incontrato oltre 500 poveri arrivati dall’Europa, soprattutto dalla Francia, dall’Italia e dalle case di accoglienza delle Caritas delle Chiese umbre. Ecco il racconto ora per ora dell’agenzia Sir.
9:38 – Papa Francesco: saluta le clarisse del Monastero di Santa Chiara
“Questa mattina, dopo il suo arrivo ad Assisi, Papa Francesco si è recato al Monastero di Santa Chiara a salutare le sorelle clarisse raccolte per accoglierlo, fermandosi a pregare con loro”. Ne dà notizia la Sala Stampa della Santa Sede. Al termine il Papa ha raggiunto la Basilica di Santa Maria degli Angeli per l’incontro di preghiera e testimonianze in occasione della Giornata dei Poveri.
9:45 – Arrivato ad Assisi, a Santa Maria degli Angeli lo accolgono 550 poveri
Papa Francesco è arrivato ad Assisi, nel piazzale della Basilica di Santa Maria degli Angeli. Ad accoglierlo, oltre le autorità che gli hanno rivolto un saluto, sono i 550 poveri provenienti da diverse parti d’Europa. E proprio da alcuni poveri sono stati consegnati simbolicamente a Papa Francesco il mantello e il bastone del Pellegrino, a indicare che tutti sono venuti pellegrini nei luoghi di San Francesco per ascoltare la sua parola. Sceso dall’auto, il Papa ha percorso a piedi, indugiando a lungo, il viale che conduce alla Porziuncola.
Si è intrattenuto soprattutto sui bambini, che dai lati delle transenne lo hanno salutato con le bandierine bianche e gialle e gli striscioni colorati. In basilica ci sarà la testimonianza di sei poveri – due francesi, un polacco, uno spagnolo, due italiani – e a seguire il discorso del Santo Padre. Alle 10.30 è previsto un momento di pausa e di ristoro. Alle 11 il rientro nella basilica per un momento di preghiera con il Pontefice. A seguire la distribuzione del dono del Santo Padre ai poveri e i saluti conclusivi.
Il Papa rientrerà poi in elicottero in Vaticano, mentre i poveri saranno ospitati per il pranzo organizzato da tutte le Caritas dell’Umbria. Si concluderà così lo speciale “prologo” della Giornata mondiale dei poveri, indetta da Bergoglio al termine del Giubileo della misericordia. La quinta edizione della Giornata, che verrà celebrata in tutte le diocesi del mondo, vedrà il suo momento culminante nella Messa presieduta dal Papa domenica prossima, 14 novembre, alle 10 nella basilica di San Pietro.
10:50 – Farzana Razavi (Afghanistan), “sono qui in Italia per alzarmi in piedi con fermezza e procedere a passi in avanti”
“Mi chiamo Farzaneh e vengo dall’Afghanistan, sono nata e cresciuta in una terra che sicuramente conoscete molto bene”. È Farzana Razavi a portare, tra gli altri, la sua testimonianza nella basilica di Santa Maria degli Angeli, dove il Papa sta incontrando 550 poveri provenienti da tutta Europa.
“Sono nata nella provincia poco sicura di Ghazni e cresciuta in una società patriarcale e misogina e che ha bloccato i miei sogni e le mie aspirazioni le quali hanno giocato, per me, un ruolo importante”, ha raccontato Farzana: “Ora sono qui in Italia per alzarmi in piedi con fermezza e procedere a passi in avanti. Ho lasciato la mia terra, ma la mia anima è lì, sono qua fisicamente, ma sono con le ragazze del dormitorio dell’università di Kabul che in questi giorni non possono andare all’università e scegliere da sole, comprare il pane, andare dal fornaio e divertirsi. Sono preoccupata per la mia famiglia e per il popolo afgano e non so come stiano passando la vita in questo periodo duro”.
“La mia vita nel mio Paese era in pericolo per diversi motivi”, ha spiegato la donna: “Sono figlia di sciiti. Ringrazio la Chiesa italiana, per averci aiutato e salvato le nostre vite. Comunque io sono qui in Italia, un Paese bellissimo di cui conosco la civiltà e il calcio da tempo. Nonostante questo, l’Afghanistan è stato rovesciato dai talebani, ma io sono qui e ho iniziato una nuova vita e cercherò di essere una persona utile ed efficace per me, la mia famiglia e l’Italia. D’altra parte, la povertà e la fame tolgono la vita a milioni di persone. Mi auguro e auguro a tutti che il mondo adotti un approccio globale per risolvere questo problema e non lasci solo il popolo afgano. Ringrazio l’Arca del Mediterraneo e la Caritas di Foligno che ci aiutano e si prendono cura dei nostri problemi”.
11:06 – Qadery Adbul Raza (Afghanistan), “siamo molto preoccupati per una parte della nostra famiglia”
“Siamo molto preoccupati per quattro dei nostri figli rimasti in Afghanistan e vorremmo il vostro aiuto per salvare anche loro”. Portando la sua testimonianza davanti al Papa, nella basilica di Santa Maria degli Angeli, Qadery Abdul Raza ha lanciato questo accorato appello. “Noi siamo una famiglia che ha lavorato con l’esercito italiano e siamo preoccupati per loro”, ha spiegato Abdul, qui in Italia con sua moglie Salina: “In Afghanistan eravamo in pericolo, e uno dei nostri figli è stato ammazzato dai talebani”.
“Siamo molto contenti di stare in Italia e ringraziamo il governo italiano che ci ha salvato”, ha proseguito Raza: “Qui a Foligno ci troviamo bene e ringraziamo la Caritas per averci aiutato a fare i documenti. Grazie per l’accoglienza, per la casa e per tutto quello di cui abbiamo bisogno. Grazie agli operatori e a tutto il personale della Caritas che ci sono vicini. Li Ringraziamo soprattutto perché ci trattano come loro genitori e noi come figli”.
11:53 – L’intervento di Papa Francesco
“Assisi non è una città come le altre: Assisi porta impresso il volto di San Francesco”. Sono le prime parole pronunciate dal Papa ad Assisi, dove incontra i poveri per la quinta Giornata mondiale a loro dedicata, che ricorre dopodomani. “Pensare che tra queste strade lui ha vissuto la sua giovinezza inquieta, ha ricevuto la chiamata a vivere il Vangelo alla lettera, è per noi una lezione fondamentale”, ha proseguito Francesco nel discorso pronunciato nella basilica di Santa Maria degli Angeli.
“Saperci accontentare di quel poco che abbiamo e dividerlo con gli altri”: è uno degli insegnamenti di San Francesco, tratto da uno dei Fioretti preso ad esempio dal Santo Padre: “Fatti di vita che valgono più delle prediche”. “Lui e fra Masseo si erano messi in viaggio per raggiungere la Francia, ma non avevano portato con sé provviste”, ha raccontato il Papa: “A un certo punto dovettero cominciare a chiedere la carità. Francesco andò da una parte e fra Masseo da un’altra. Ma, come raccontano i Fioretti, Francesco era piccolo di statura e chi non lo conosceva lo riteneva un ‘barbone’; invece fra Masseo ‘era un uomo grande e bello’. Fu così che San Francesco riuscì a stento a raccogliere qualche pezzo di pane raffermo e duro, mentre fra Masseo raccolse dei bei pezzi di pane buono. Quando i due si ritrovarono si sedettero per terra e su una pietra misero quanto avevano raccolto. Vedendo i pezzi di pane raccolti dal frate, Francesco disse: ‘Fra Masseo, noi non siamo degni di questo grande tesoro’. Il frate, meravigliato, rispose: ‘Padre Francesco, come si può parlare di tesoro dove c’è così tanta povertà e mancano anche le cose necessarie?’. Francesco rispose: ‘È proprio questo che io reputo un grande tesoro, perché non c’è nulla, ma quello che abbiamo è donato dalla Provvidenza che ci ha dato questo pane’”.
“Siamo qui alla Porziuncola, una delle chiesette che San Francesco pensava di restaurare, dopo che Gesù che gli aveva chiesto di riparare la sua casa. Allora mai avrebbe pensato che il Signore gli chiedesse di dare la sua vita per rinnovare non la chiesa fatta di pietre, ma quella di persone, di uomini e donne che sono le pietre vive della Chiesa”. Lo ha detto il Papa, nel discorso rivolto ai 550 poveri giunti da ogni parte d’Europa per “abbracciarlo” in vista della Giornata mondiale a loro dedicata. “E se noi siamo qui oggi è proprio per imparare da ciò che ha fatto San Francesco”, ha proseguito il santo Padre: “A lui piaceva stare a lungo in questa chiesetta a pregare. Si raccoglieva qui in silenzio e si metteva in ascolto del Signore, di quello che Dio voleva da lui”.
“Anche noi siamo venuti qui per questo: vogliamo chiedere al Signore che ascolti il nostro grido e venga in nostro aiuto”, ha spiegato il Papa: “Non dimentichiamo che la prima emarginazione di cui i poveri soffrono è quella spirituale. Ad esempio, tante persone e tanti giovani trovano un po’ di tempo per aiutare i poveri e portano loro cibo e bevande calde. Questo è molto buono e ringrazio Dio della loro generosità. Ma soprattutto mi rallegra quando sento che questi volontari si fermano un po’ a parlare con le persone, e a volte pregano insieme a loro… Ecco, anche il nostro trovarci qui, alla Porziuncola, ci ricorda la compagnia del Signore, che lui non ci lascia mai soli, ci accompagna sempre in ogni momento della nostra vita”.
La Porziuncola è il luogo dove San Francesco “ha accolto Santa Chiara, i primi frati, e tanti poveri che venivano da lui. Con semplicità li riceveva come fratelli e sorelle, condividendo con loro ogni cosa”. Lo ha ricordato il Papa, nel discorso rivolto nello stesso luogo ai 550 poveri giunti da tutta Europa per “abbracciarlo” in vista della Giornata mondiale a loro dedicata, che si celebra dopodomani. “Ecco l’espressione più evangelica che siamo chiamati a fare nostra: l’accoglienza”, ha spiegato Francesco: “Accogliere significa aprire la porta, la porta della casa e la porta del cuore, e permettere a chi bussa di entrare. E che possa sentirsi a suo agio, non in soggezione: no, a suo agio, libero”.
“Dove c’è un vero senso di fraternità, lì si vive anche l’esperienza sincera dell’accoglienza”, la tesi del Papa: ”Dove invece c’è la paura dell’altro, il disprezzo della sua vita, allora nasce il rifiuto, o peggio l’indifferenza, quel guardare da un’altra parte. L’accoglienza genera il senso di comunità; il rifiuto al contrario chiude nel proprio egoismo”. Poi la citazione di Madre Teresa, “che aveva fatto della sua vita un servizio all’accoglienza”: “Qual è l’accoglienza migliore? Il sorriso”. “Condividere un sorriso con chi è nel bisogno fa bene a tutt’e due, a me e all’altro”, ha garantito Francesco: “Il sorriso come espressione di simpatia, di tenerezza”.
“Anche il sorriso ti coinvolge dopo, e tu non potresti allontanarti dalla persona a cui hai fatto un sorriso”, ha aggiunto a braccio. “Vi ringrazio, perché siete venuti qui da tanti Paesi diversi per vivere questa esperienza di incontro e di fede”, il tributo ai presenti: “Incontrarci è la prima cosa, cioè andare uno verso l’altro con il cuore aperto e la mano tesa. Sappiamo che ognuno di noi ha bisogno dell’altro, e anche la debolezza, se vissuta insieme, può diventare una forza che migliora il mondo. Spesso la presenza dei poveri è vista con fastidio e sopportata; a volte si sente dire che i responsabili della povertà sono i poveri! Un insulto in più, pur di non compiere un serio esame di coscienza sui propri atti, sull’ingiustizia di alcune leggi e provvedimenti economici, sull’ipocrisia di chi vuole arricchirsi a dismisura, si getta la colpa sulle spalle dei più deboli”.
“È tempo di incontrarsi: se noi uomini e donne non impariamo a incontrarci, andiamo verso una fine molto triste”. Lo ha detto, a braccio, il Papa, nel cuore del discorso rivolto ai 550 poveri giunti ad Assisi, nella basilica di Santa Maria degli Angeli, da tutta Europa.
“È tempo che ai poveri sia restituita la parola, perché per troppo tempo le loro richieste sono rimaste inascoltate”, l’appello di Francesco: “È tempo che si aprano gli occhi per vedere lo stato di disuguaglianza in cui tante famiglie vivono. È tempo di rimboccarsi le maniche per restituire dignità creando posti di lavoro. È tempo che si torni a scandalizzarsi davanti alla realtà di bambini affamati, ridotti in schiavitù, sballottati dalle acque in preda al naufragio, vittime innocenti di ogni sorta di violenza. È tempo che cessino le violenze sulle donne e queste siano rispettate e non trattate come merce di scambio. È tempo che si spezzi il cerchio dell’indifferenza per ritornare a scoprire la bellezza dell’incontro e del dialogo”.
Quella di istituire una Giornata mondiale dei poveri “è un’idea nata un po’ strana, in una sacrestia”. Lo ha rivelato, a braccio, il Papa, rivolgendosi ai 550 poveri riuniti ad Assisi nella basilica di Santa Maria degli Angeli. “Uno di voi, si chiama Etienne, mi ha dato un suggerimento: ‘facciamo la Giornata dei poveri’. Io sono uscito e ho sentito la Spirito Santo dentro, e ho deciso di farla. Così è nata, dal coraggio di uno di voi”. “
Vorrei ringraziare la presenza del cardinale”, ha poi proseguito Francesco: “Lui è fra i poveri, anche lui ha subito con dignità l’esperienza della povertà, l’abbandono, la sfiducia. E lui si è difeso col silenzio e la preghiera. Grazie, cardinale Barbarin, per la sua testimonianza che edifica la Chiesa”. Il Papa ha poi ringraziato ancora una volta, sempre a braccio, il porporato francese al termine del suo discorso: “Grazie, eminenza, per il vostro appoggio e aiuto a questo momento”.
“Ho ascoltato con attenzione le vostre testimonianze, e vi dico grazie per tutto quello che avete manifestato con coraggio e sincerità”. È l’omaggio del Papa alle testimonianze ascoltate ad Assisi, nella basilica di Santa Maria degli Angeli, da alcuni dei partecipanti all’incontro in preparazione della Giornata mondiale dei poveri. “Coraggio, perché le avete volute condividere con tutti noi, nonostante siano parte della vostra vita personale”, ha proseguito Francesco: “sincerità, perché vi mostrate così come siete e aprite il vostro cuore con il desiderio di essere capiti”. “Ho colto, anzitutto, un grande senso di speranza”, la risonanza del Papa: “La vita non è stata sempre indulgente con voi, anzi, spesso vi ha mostrato un volto crudele. L’emarginazione, la sofferenza della malattia e della solitudine, la mancanza di tanti mezzi necessari non vi ha impedito di guardare con occhi carichi di gratitudine per le piccole cose che vi hanno permesso di resistere”.
“Resistere”, il verbo segnalato da Francesco: “Questa è la seconda impressione che ho ricevuto e che deriva proprio dalla speranza. Cosa vuol dire resistere? Avere la forza di andare avanti nonostante tutto. Resistere non è un’azione passiva, al contrario, richiede il coraggio di intraprendere un nuovo cammino sapendo che porterà frutto. Resistere vuol dire trovare dei motivi per non arrendersi davanti alle difficoltà, sapendo che non le viviamo da soli ma insieme, e che solo insieme le possiamo superare. Resistere ad ogni tentazione di lasciar perdere e cadere nella solitudine o nella tristezza”. “Resistere a quella poca o grande ricchezza che possiamo avere”, ha aggiunto a braccio: “penso alla ragazza afgana, che ha detto ‘il mio corpo è qui, ma la mia anima è in Afghanistan’. Penso alla mamma romena: dolore che non si vede l’uscita, speranza forte nei figli che l’accompagnano e ridanno la tenerezza che hanno ricevuto da lei. Chiediamo al Signore che ci aiuti sempre a trovare la serenità e la gioia”.
“Grazie ai poveri che aprono il cuore per darci la loro ricchezza e guarire il nostro cuore ferito. Grazie per questo coraggio”. Lo ha detto il Papa, al termine del discorso nella basilica di Santa Maria degli Angeli di Assisi, luogo dell’incontro con 550 poveri di tutta Europa in vista della Giornata mondiale a loro dedicata, che si celebra dopodomani.
“Grazie, Etienne, sei stato docile al lavoro dello Spirito Santo”, l’omaggio a colui da cui è nata l’idea di Francesco di istituire la Giornata: “Grazie a questi anni di lavoro e di testardaggine, e di portare il Papa ad Assisi”. “Qui alla Porziuncola, San Francesco ci insegna la gioia che viene dal guardare a chi ci sta vicino come a un compagno di viaggio che ci capisce e ci sostiene, così come noi lo siamo per lui o per lei”, ha fatto notare il Santo Padre: ”Questo incontro apra il cuore di tutti noi a metterci a disposizione gli uni degli altri, ad aprire il cuore, per rendere la nostra debolezza una forza che aiuta a continuare il cammino della vita, per trasformare la nostra povertà in ricchezza da condividere, e così migliorare il mondo”. “Grazie a tutti, vi porto nel mio cuore!”, l’omaggio finale: “E, per favore, non dimenticate di pregare per me, perché io ho le mie povertà, e tante”.
16:38 – Mons. Sorrentino (vescovo), “il prossimo anno l’appello dei poveri al centro di Economy of Francesco”
“È tempo che come Chiesa e come umanità prendiamo coscienza che i poveri ci sono e non possono essere lo scarto dell’umanità. Dal punto di vista del Vangelo e di Francesco che lo ha incarnato, i poveri devono stare al cuore dei nostri pensieri e anche delle nostre iniziative, dei nostri atteggiamenti e di una politica e di una economia che si deve ristrutturare in funzione degli ultimi”. Queste le parole del vescovo di Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino e di Foligno, mons. Domenico Sorrentino, al termine della visita di Papa Francesco che nella basilica di Santa Maria degli Angeli ha incontrato un gruppo di 500 poveri provenienti dalle diocesi dell’Umbria e da diverse parti dell’Europa.
“È una occasione – ha aggiunto il vescovo – per riflettere su tutto questo e per prendere poi decisioni conseguenti. Assisi non è una città come le altre – ha aggiunto mons. Sorrentino facendo riferimento a quanto detto in mattinata da Papa Francesco – non per merito nostro, ma perché qualcuno (san Francesco ndr) ad Assisi ha preso sul serio il Vangelo. Sarebbe ora che lo seguissimo”.
L’incontro con i poveri è partito dall’associazione francese “Fratello” che già lo scorso anno aveva chiesto al Santo Padre di poterlo incontrare in Assisi in occasione di “Economy of Francesco”, l’evento internazionale che vede coinvolti giovani imprenditori, economisti e changemakers di tutto il mondo per una nuova economia a misura d’uomo. “L’anno scorso – ha spiegato mons. Sorrentino – la pandemia ha fatto saltare tutto mentre quest’anno siamo riusciti ad essere qui. Ora ci auguriamo che l’anno prossimo quando, se tutto andrà bene, dovremmo avere l’evento mondiale di Economy qui in Assisi anche con la presenza del Santo Padre questo forte appello al cambiamento che parte dai poveri possa davvero prendere forma”.