
Otto marzo. Le difficoltà delle donne in quest’anno di Covid
Written by valentinarusso on 08/03/2021
Otto marzo. Le difficoltà delle donne in quest’anno di Covid
Il Covid è anche una questione di genere: dalla disoccupazione femminile alla maternità durante la pandemia, ecco come stanno le donne oggi
08/03/2021

Nell’ultimo anno, l’emergenza sanitaria ha generato una grave crisi economica con conseguenze anche sul mondo del lavoro. Rispetto al tasso di occupazione femminile il Covid si è abbattuto su una situazione già difficile di suo.
Donne e lavoro
“In questa pandemia le donne stanno pagando il prezzo più alto: quelle in prima linea nella scuola, nella sanità, negli ambiti di assistenza e dei servizi dove sono meno garantite rispetto agli uomini”, denuncia Sara Claudiani, coordinatrice Donne Cisl Umbria. In Italia, nel 2020, si sono persi 440 mila posti di lavoro, in maggioranza, 312 mila, occupati dalle donne. Un problema che viene da lontano: dal 1977 ad oggi, il tasso di occupazione femminile italiano è aumentato di soli 15 punti percentuali, uno dei più bassi in tutta Europa. Le lavoratrici senza figli sono il 71%, la percentuale scende al 53,4 per le donne con un figlio in età prescolare. “Questo perché in Italia – spiega Claudiani – non si seguono criteri di conoscenza, di curriculum, di studio ma il cosiddetto criterio del ‘nucleo familiare’”.
XL NEWS – Occupazione femminile: gli effetti del Covid
Numeri allarmanti, quindi, già prima della pandemia quando le donne che avevano un lavoro erano il 49%, contro la media europea del 60%. Un problema su cui si innesta anche la differenza di stipendio. “A parità di professionalità, una donna guadagna in media il 30% in meno di un uomo” denuncia Claudiani. Con il lockdown la maggior parte delle aziende è ricorsa allo smart working, una soluzione adottata in ‘emergenza’ e “troppo velocemente senza riconoscere il diritto fondamentale alla disconnessione. Con il perdurare della pandemia e la nuova chiusura delle scuole, le donne si dividono tra lavoro e figli, tra una call e un letto da rifare. Prima del Covid, lo smart working era usato dall’1,5% delle lavoratrici, ora dal 16,9% contro un 12,8% degli uomini. La vita professionale si va a fondere con la vita familiare, con ripercussioni anche a livello psicologico. Le misure di distanziamento hanno ‘frantumato’ i rapporti sociali e con il lavoro da casa la donna non riesce più a staccare”.
Donne e maternità
Un altro momento di fragilità psicologica a causa della solitudine da pandemia è quello del post parto.
Da quando l’emergenza sanitaria ha avuto inizio, si è parlato spesso delle gravidanze e del parto in epoca Covid, sottolineando l’ottima assistenza sanitaria e il coraggio delle donne. Più raramente però si è ascoltato il percorso di quelle stesse donne nel post parto, alle prese con la prima esperienza di maternità oppure con un altro o più bambini da badare insieme al nuovo arrivato, in un mondo in cui non ci si può più incontrare con le amiche, le cugine e spesso neanche con le mamme o le sorelle a causa della pandemia.
La gioia per la nascita di un figlio è tanta, ma insieme a quella ci sono anche le paure, il senso di responsabilità, gli sbalzi ormonali. Tutte cose normali che risultano più leggere se condivise, mentre in questo particolare momento possono diventare macigni. Valeria, 28 anni, che ha partorito lo scorso gennaio in un ospedale umbro, non ha parenti in Umbria ed è uscita per la prima passeggiata col piccolo solo in questi giorni di sole di inizio marzo. “Avevo paura a far uscire il bimbo, tra freddo e Covid, e poi ancora non mi sentivo pronta per organizzarmi fuori casa con le poppate”.
XL NEWS – Neo mamme ai tempi del Covid
Benedetta, 31 anni, che ha dato alla luce il secondo figlio nell’agosto 2020 a Perugia, ha sentito ancora di più la differenza dell’essere neo-mamma durante il Covid. “Mi manca il sostegno di amici e parenti. Certo, ci si telefona, ma non è la stessa cosa sia perché le uscite aiutano comunque la madre a mantenere un certo equilibrio mentale e a guardare un po’oltre poppate e pannolini almeno per un’ora, sia perché al telefono magari non ci si dice tutto, spesso si omettono le cose negative”.
Entrambe però nei momenti di crisi hanno chiesto aiuto e si sono rivolte ai consultori delle loro città. “Con la pandemia purtroppo abbiamo dovuto rimodulare tutto e stoppare gli incontri in presenza sia prima che post parto” spiega Maria Rita, ostetrica della Usl Umbria 1. “Adesso comunque abbiamo riorganizzato i corsi di accompagnamento alla nascita in modalità online tramite Skype e incoraggiamo la formazione di gruppi whatsapp dove potersi confrontare tra neo-mamme ed esprimere dubbi e paure”.
Altri articoli, interviste e approfondimenti sulla situazione della donna in tempo di Covid, disponibili sul numero 8 del settimanale La Voce
Annalisa Marzano,
Valentina Russo