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Papa Francesco cambia davvero il Padre Nostro?

Written by on 07/12/2017

Papa Francesco cambia davvero il Padre Nostro?

07/12/2017

PERUGIA – Suscitano scalpore le parole rilasciate da Papa Francesco ieri sera, nella settima puntata del programma ‘Padre nostro’, condotto da don Marco Pozza su Tv2000. Importanti testate nazionali, per catturare l’attenzione di lettori ed ascoltatori, si sono sperticate nell’inventare titoli secondo cui il Papa ‘correggerebbe’ o ‘vorrebbe cambiare’ il testo della Preghiera del Signore.
Indurre o Abbandonare? Al centro dell’attenzione giornalistica è finita la riflessione del pontefice sulla sesta domanda del Padre Nostro, quel ‘non ci indurre in tentazione’ che secondo Francesco andrebbe sostituito con ‘non ci abbandonare nella tentazione’. Ciò che i giornalisti tralasciano volontariamente di chiarire, inducendo confusione nei fedeli, è il fatto che questo suggerimento del Pontefice sia perfettamente in linea con la riflessione della Chiesa da nove anni a questa parte. È sufficiente infatti aprire una Bibbia aggiornata all’ultima traduzione CEI (2008), oppure consultarne il testo online da una sorgente affidabile come lachiesa.it, per scoprire come il testo reciti già ‘non abbandonarci alla tentazione’. Per comprendere chiaramente la questione occorre perciò fare qualche passo indietro.
Alle origini del malinteso Tutto ha origine dal testo in lingua greca che costituisce quello che per semplicità possiamo chiamare ‘l’originale’ del Vangelo di Matteo, da cui nei secoli sono state tratte innumerevoli traduzioni. Il verbo contenuto nella preghiera di Gesù è infatti eisfero, che letteralmente significa guidare, spingere, portare verso. I cristiani dei primi secoli avevano però chiarissimo il significato ulteriore, ribadito ieri da Francesco: “sono io a cadere, non è lui che mi butta nella tentazione per poi vedere come sono caduto”.
Il testo latino Tre secoli dopo San Girolamo veniva incaricato dall’allora Papa Damaso di tradurre la Bibbia dal greco, lingua che nessuno parlava più, al latino. Il grande teologo, conoscendo i due significati del verbo originale, optava per la traduzione letterale ‘ne inducas nos’, volendo rispettare più possibile il testo sacro. La chiesa adottava poi questa versione in modo ufficiale è l’ha mantenuta tale per secoli, ovvero fino agli 70.
La prima traduzione CEI Nel 1974 è uscita infatti la prima traduzione ufficiale della Bibbia in Italiano. Ancora una volta, il pool di traduttori incaricati decise di mantenere l’aderenza al testo originale e optò per la versione ‘non ci indurre’, lasciando ai pastori il compito di spiegare il senso autentico della domanda, ribadito ieri sera dal Papa. Questa versione è entrata poi nell’uso comune, sia nella Messa che nella preghiera personale
CEI 2008 Successivamente la CEI ha avvertito l’esigenza di aggiornare la propria traduzione di tutta la Bibbia e nove anni fa è uscita la nuova versione ufficiale. Questa volta i traduttori hanno optato per la traduzione non letterale, ritenendo opportuno rendere palese il fatto che non è Dio che spinge alla tentazione. Tuttavia, nell’uso liturgico e personale l’aggiornamento non è stato poi messo in atto.
Nessuna rivoluzione Ciò che il papa auspica dunque è proprio questo: che si inizi ad utilizzare anche nella preghiera il testo aggiornato già esistente da nove anni. Nessuna correzione, nessun vero cambiamento. Ciò che Francesco afferma è qualcosa che la chiesa conosce da sempre, e da pastore quale è, ritiene opportuno sottolinearlo per evitare quella confusione che invece viene cavalcata per ottenere qualche like in più.
Federico Casini


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