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Incendi, per Confagricoltura Umbria la prevenzione non è più rimandabile

Written by on 11/08/2021

Incendi, per Confagricoltura Umbria la prevenzione non è più rimandabile

"Un bosco coltivato è anche presidiato, meno soggetto al degrado idrogeologico, ad effetti meteo rilevanti" spiega il presidente Fabio Rossi

11/08/2021

Roghi e incendi

Incendi, per Confagricoltura Umbria la prevenzione non è più rimandabile

Sviluppare un modello economico-produttivo del bosco anche in Umbria, promuovere la superficie boschiva come coltura agraria a tutti gli effetti, anche per evitare i fenomeni che si stanno verificando in questi giorni a causa del grande caldo e delle temperature elevate. Siccità ed incendi stanno, infatti, interessando anche molte aree della regione con un crescendo davvero preoccupante.

Su questo tema Confagricoltura si batte da sempre ed ora l’associazione degli agricoltori, in merito ai continui incendi di queste ore, alza nuovamente la voce per sottolinearlo ancora.

Un bosco coltivato -afferma il presidente di Confagricoltura Umbria, Fabio Rossi- è anche un bosco presidiato, meno soggetto al degrado idrogeologico, al degrado da effetti meteo rilevanti e all’aggressione degli incendi“. 

L’Italia è un Paese forestale con 10,9 milioni di ettari di bosco e terre boscate. I nostri boschi, ricorda Confagricoltura, in meno di trent’anni sono cresciuti del venti per cento e, attualmente, coprono il trentotto per cento della superficie nazionale contro la media UE del trentatre per cento. Con un incremento notevole negli ultimi anni, che ha portato la superficie forestale a superare quella agricola.

Negli ultimi quarant’anni abbiamo perso quasi centodieci mila ettari all’anno di superficie boschiva a causa di incendi. Quest’estate in Italia c’è un incendio quasi ogni sette minuti ed in Umbria, in particolare, dall’inizio dell’anno sono bruciati duecentoventidue ettari di boschi e campi.

In Umbria, oggi, la superficie forestale è il cinquanta per cento del territorio. Una delle regioni con maggiore percentuale di copertura boschiva, accresciuta negli anni ed in costante crescita, denotando non solo una rinaturalizzazione dei territori ma l’effetto del progressivo abbandono delle superfici marginali che è strettamente collegato all’abbandono agricolo e soprattutto zootecnico.

“Considerando che il fenomeno dell’avanzamento boschivo, causato dallo spopolamento delle montagne -sottolinea ancora il presidente Rossi- andrebbe arrestato incentivando – come sottolinea il presidente Rossi – agricoltura e allevamento nelle zone montane e tutte le attività di valorizzazione dei prodotti del sottobosco e di quell’economia integrata che trova anche nel turismo un motore.

Nei terreni non coltivati e nei pascoli abbandonati, il territorio è più vulnerabile e lo stato della vegetazione (molto secca) è causa di innesco e velocità di propagazione degli incendi. Per questi motivi risulta fondamentale la manutenzione, con agricoltura e zootecnia, dei terreni circostanti i boschi”.

Un bosco è sano se viene coltivato, in particolare in Umbria dove prevale il bosco a ceduo, periodicamente (tra i venti e i trenta anni) deve essere soggetto al taglio e prelievo del legname lasciando in piedi gli alberi che assicurano la ricrescita. In questo modo il bilancio della CO2 delle superfici boschive assicura sempre un vantaggio ambientale. Escluso il legname destinato ad opera, che permette una cattura definitiva di CO2, l’uso della legna utilizzata per il calore deve essere incentivato attraverso le nuove apparecchiature a basse emissioni e maggiore efficienza.

I boschi umbri hanno al pari di molti altri una forte carenza di piste forestali, pertanto un programma organico deve essere sostenuto da percorsi autorizzativi e sostegni economici per ripristinare e realizzare una idonea viabilità forestale collegata ad interventi sull’assetto idraulico ed anche propedeutica ad una maggiore frequentazione dei boschi e per favorire interventi in caso di incendi.


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