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‘Il Berretto a Sonagli’ nell’allestimento di Gabriele Lavia debutta a Spoleto

Written by on 06/02/2022

‘Il Berretto a Sonagli’ nell’allestimento di Gabriele Lavia debutta a Spoleto

Il capolavoro di Luigi Pirandello, nell'inedita messa in scena realizzata dall'attore e regista, in prima nazionale domenica 6 febbraio alle 17 al Teatro Menotti

06/02/2022

il berretto a sonagli - lavia

Gabriele Lavia regista ed interprete del nuovo allestimento de 'Il berretto a sonagli' di Pirandello

Il Berretto a Sonagli, il celebre capolavoro di Luigi Pirandello nel nuovo allestimento realizzato da Gabriele Lavia, nel doppio ruolo di interprete e regista, debutta in Prima nazionale al Teatro Nuovo Gian Carlo Menotti di Spoleto.
L’appuntamento, nell’ambito della Stagione di Prosa 2021-2022 del Teatro Stabile dell’Umbria, in programma domenica 6 febbraio alle 17, vede sul palco uno dei più prolifici e celebri interpreti teatrali degli ultimi decenni,  insieme a Federica Di Martino, Francesco Bonomo, Matilde Piana, Maribella Piana, Mario Pietramala, Giovanna Guida e Beatrice Ceccherini.
Il Berretto a Sonagli fu scritta da Luigi Pirandello nel 1916 in siciliano per il grande Angelo Musco -spiega Gabiele Lavia- poi la tradusse in italiano. Non c’è dubbio che in siciliano questa commedia nerissima sia più viva e lancinante. Noi faremo una mescolanza tra la prima e la seconda versione di questo specchio di un’umanità che fonda la sua convivenza civile sulla menzogna. Scivoleremo di qua e di là, tra la lingua italiana e la lingua siciliana.
Il Berretto a Sonagli è il primo esempio radicale di testo italiano espressionista amarissimo comicissimo e crudele. Se Pirandello avesse voluto fare illustrare il suo Berretto a sonagli avrebbe cercato sicuramente il grande pittore Grotz, con i suoi personaggi deformi, taluni con facce da bestie. Ne L’uomo la bestia e la virtù Pirandello suggerisce orecchie di scimmia, facce da porco per i suoi personaggi.
Qui, senza le imbestiature eccessive (Pirandello usa spesso il verbo imbestiarsi), ci troviamo di fronte a un espressionismo feroce che vuole rappresentare una società malata di menzogna. E che fonda il suo essere su quella menzogna del vivere sociale sulla menzogna. La verità non può trovare casa nella società umana. Solo un pazzo può dirla… Ma tanto, si sa …è pazzo!  Così la signora Beatrice Fiorica ha svelato la verità e ora deve civilmente, socialmente, essere pazza”.

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