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‘Non è colpa mia’, il femminicidio visto con gli occhi degli autori: storie di violenza

Written by on 07/04/2018

‘Non è colpa mia’, il femminicidio visto con gli occhi degli autori: storie di violenza

07/04/2018

violenza contro le donne

Violenza contro le donne, un fenomeno in crescita anche in Umbria

PERUGIA – Cosa accade nella mente e nel cuore di un uomo che arriva ad uccidere la donna amata? Quali sono i meccanismi che portano gli uomini a compiere violenza sulle proprie compagne? Sono queste le domande a cui prova a rispondere il libro ‘Non è colpa mia: voci di uomini che hanno ucciso le donne’, firmato dalla giornalista Vanna Ugolini e dalla psicologa Lucia Magionami, volontarie dell’associazione ‘Libertas Margot’ che aiuta le donne vittime di violenza. Il libro è stato presentato venerdì 6 aprile a Terni alla libreria ‘Alterocca’ e le autrici incontreranno i lettori anche sabato 7 aprile a Bastia alla libreria ‘Musica e Libri’ e martedì 17 aprile alla biblioteca comunale di Terni.

L’indagine L’analisi delle due autrici è una delle prime indagini in Italia condotte sul fenomeno del femminicidio prendendo in esame il punto di vista degli uomini. A distanza di molti anni dall’episodio e solo a seguito di una sentenza definitiva di colpevolezza, la Ugolini e la Magionami si sono recate in tre diversi carceri in tutta Italia per intervistare gli autori di femminicidio. “Era una necessità personale – spiega la Ugolini ai microfoni di Umbria Radio -, essendo una giornalista mi sembrava di scrivere in maniera superficiale di questo fenomeno e di non dare ai lettori una chiave di interpretazione. Per questo motivo ho sentito l’esigenza, in parte come volontaria dell’associazione in parte come giornalista, di indagare il fenomeno”. Il contattato diretto ha permesso all’autrice di capire cosa succede nella mente e nel cuore di uomini perfettamente normali che ad un certo punto da fidanzati, mariti, padri di famiglia, si trasformano in assassini.

‘Non è colpa mia’ “Nonostante ventuno anni di cronaca nera questa esperienza è stata la più importante a livello umano e professionale”, racconta Vanna Ugolini spiegando come l’abbia colpita lo spirito con cui gli intervistati stanno affrontando le proprie condanne. Dopo aver studiato i casi, aver letto i fascicoli, dopo essersi documentata, l’Ugolini ha incontrato tre uomini che, nonostante fossero di diversa estrazione sociale, diversa età, provenissero da regioni diverse e con un livello di istruzione molto differente tra loro, hanno tutti avuto una stessa risposta per la loro condizione. “Pensavo che mi sarei trovata davanti a persone pentite e corrose dal rimorso – spiega l’autrice -, invece ho trovato persone che, anche dopo anni, anche dopo 20 anni, continuano ad attribuire la responsabilità principalmente ad una serie di fatti che sono accaduti e che li hanno portati a compiere questi gesti, quasi fossero strumenti di un destino avverso. Da qui il titolo ‘Non è colpa mia’, non perché non sia realmente una loro responsabilità, ma perché tutti e tre continuano a sostenere che se non fosse stata per una contingenza di fattori esterni a loro, le cose sarebbero andate diversamente”. In parte – secondo gli omicidi – anche le vittime hanno una loro responsabilità come in uno dei casi in cui la moglie tradiva il marito, fatto doloroso che lo ha spinto all’assassinio. “Ho dovuto trascrivere integralmente le interviste per spiegare come queste persone girano attorno al problema, cercano di sviare i discorsi, non ti guardano negli occhi – spiega la Ugolini – e ho anche dovuto raccontare le mie emozioni e sensazioni perché erano talmente bravi a rigirare le cose che, con le parole, tentavano di portarmi dalla loro parte. Questi uomini continuano ad avere una mancanza di consapevolezza di quello che hanno fatto, anche a distanza di molto tempo”.

La perdita del potere Il libro, scritto a quattro mani, nella seconda parte prende in analisi il processo psicologico che ha portato questi uomini a commettere l’omicidio. Il femminicidio è vissuto come una sconfitta, come una perdita di potere. Secondo la psicologa Magionami – responsabile dello sportello ‘Margot Net’ a cui si rivolgono gli uomini con comportamenti violenti per chiedere aiuto – non si tratta di un raptus, ma di un lungo percorso all’interno di una relazione nella quale si possono cogliere tutti i segnali di un possibile drammatico epilogo. La violenza sulla donna è una reazione ai ‘no’ determinati che gli uomini ricevono. “Quando una donna vuole autodeterminare una propria scelta, che è quella di lasciarlo o di andarsene di casa – racconta la Ugolini – gli uomini si sentono persi e agiscono con violenza perché non trovano un altro modo per relazionarsi con la persona. Sono uomini normali, non malati, e la cosa più drammatica è che si trasformano in assassini feroci che oltre ad uccidere la persona con la quale avevano stretto un patto d’amore, si accaniscono sul corpo: se sparano scaricano il caricatore, fanno scempio del corpo come messaggio per dire ‘o con me o con nessuno, o sei mia o di nessun’altro'”.

Associazione Margot Libertas L’associazione ‘Liberas Margot’ lavora con le donne che subiscono violenza e con gli uomini autori di violenza. Nella convinzione che la violenza contro le donna sia, prima di tutto, un problema degli uomini, l’associazione ha aperto uno sportello di ascolto per autori di maltrattamenti. Il ‘Margot Net’, aperto tre anni fa, è il primo sportello nato in Umbria dove attualmente sono seguiti 19 uomini. In questi anni di attività sono stati molti gli uomini giovani che si sono rivolti allo sportello per chiedere aiuto riconoscendo il proprio comportamento come violento. Si tratta di uomini incensurati che praticano lavori diversi, alcuni benestanti, con diversi livelli di cultura ma comunque con un livello di scolarizzazione medio-alta.


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