PERUGIA- Torna a crescere l’export dell’Umbria. E’ quanto emerge dal monitor relativo ai distretti della nostra regione, realizzato dalla Direzione studi e ricerche di Intesa Sanpaolo.

Secondo quanto riferiscono i dati contenuti nella ricerca effettuata dall’Istituto di credito, le esportazioni distrettuali umbre sono tornate su valori positivi nel terzo trimestre 2020 con una crescita dell’8,3% (a fronte della media distrettuale italiana che ha segnato un calo del -4,9%), e un valore di vendite all’estero nei primi nove mesi di 537 milioni di euro (-6,4% la variazione tendenziale). Questo, rispetto ad una riduzione di circa 37 milioni di euro, e meglio del dato complessivo italiano che ha mostrato una perdita del -15,9%.

C’è quindi fiducia per la crescita delle esportazioni dei distretti umbri nel 2021, anche alla luce dei risultati ottenuti nei mesi estivi, seppure nell’incertezza delle stime autunnali.

E’ in particolare il distretto della maglieria e abbigliamento di Perugia a distinguersi tra i distretti italiani che hanno registrato nel terzo trimestre 2020 la crescita dell’export maggiore in valore tra i circa centosessanta distretti monitorati, con un +12,1%.

Segna un aumento importante, anche il distretto del mobile dell’Alta valle del Tevere.  Così come, una tenuta delle esportazioni è stata evidenziata anche dal distretto dell’olio umbro.

Da quanto emerge dalla ricerca realizzata dalla Direzione studi e ricerche di Intesa Sanpaolo, è tornata a essere trainante la Cina, dove l’export distrettuale ha mostrato un incremento del 71% nel terzo trimestre e del 18,4% nei primi nove mesi dello scorso anno, grazie in particolare, come dicevamo, al distretto perugino della maglieria e dell’abbigliamento.

Positivo, inoltre, il risultato delle esportazioni nella Federazione Russa con una crescita del +17% dato, questo, sempre riferito allo stesso periodo del 2020.

Trainante la crescita delle esportazioni verso la Francia, mercato verso il quale il distretto ha più che raddoppiato il valore di export (+128%), divenuto il primo mercato di sbocco. Bene anche le vendite verso la Svizzera (+34,8%), la Germania (+13,2%), mentre frenano le esportazioni negli Stai Uniti (-49,7%) e Regno Unito (-16,6%).