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Covid-19, la Fase II al centro della Confenreza dei presidenti delle Anci regionali

Written by on 16/04/2020

Covid-19, la Fase II al centro della Confenreza dei presidenti delle Anci regionali

16/04/2020

NARNI – Ancora in emergenza coronavirus, si pensa già a come organizzare la Fase II, la fine del lockdown e la convivenza con il virus fino ad un possibile vaccino. Decreto Aprile, azzeramento del Fondo di dubbia esigibilità, revisione dell’art.48, valorizzazione dell’artigianato locale. Sono alcune delle proposte chiave per affrontare la fase II, che il presidente di Anci Umbria, Francesco De Rebotti ha avanzato in sede di Conferenza dei presidenti delle Anci regionali, in videoconferenza. La riunione è servita per mettere a fuoco le proposte che Anci presenterà, compatta, al tavolo di confronto con il governo e con le Regioni.

Ripartire dal decreto di Aprile “Punto di partenza – afferma De Rebotti – non può che essere il decreto di Aprile che necessita di un’azione shock, con almeno 5 miliardi di euro da stanziare. Siamo alle porte della fase II e per i sindaci è inderogabile e urgente continuare a dare immediata risposta alle necessità dei cittadini, realizzando tra l’altro uno snellimento e una sburocratizzazione di tutti i procedimenti amministrativi”. De Rebotti ha sottolineato ancora una volta l’impegno fattivo e diretto dei sindaci nell’emergenza Covid-19: “Siamo stati in prima linea, affrontando tutte le difficoltà sociosanitarie ed economiche che si sono presentate. Ciò, nonostante la drammatica condizione economica dei Comuni che rischiano il default. Bisogna che sia chiaro a tutti che se saltano i Comuni, salta tutto il sistema Italia e la sua coesione sociale”.

Azzeramento Fondo dubbia esigibilità Per De Rebotti, un’altra priorità è “la necessità di azzerare il Fondo di dubbia esigibilità, per liberare diversi milioni di euro già nelle disponibilità dei bilanci dei Comuni, e ridurre in maniera forte il carico della tassazione locale per famiglie e imprese”. C’è poi la questione dell’art. 48 del decreto Cura Italia: “Fermo restando che si debbano tutelare lavoratori e servizi, sebbene con modalità nuove, l’art. 48 così come è stato scritto non funziona. Deve essere riformulato completamente, perché allo stato attuale obbliga i Comuni a delle azioni che rischiamo di non poter sostenere economicamente. L’art. 48 è tutto sulle spalle dei Comuni, già provati dal punto di vista economico-finanziario e dei bilanci. Per questo, servono risorse dedicate e aggiuntive, unitamente a una più chiara formulazione dello stesso articolo, che ci sottragga a un possibile rischio di danno erariale”. Infine, l’artigianato locale: “Occorre pensare a un nuovo modello, a una sua riconversione e, contemporaneamente, intervenire sulla burocrazia, un groviglio di lacci che rischia di bloccare un sistema di autoproduzione”.


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