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Coronavirus, in Umbria stimato un crollo del Pil al 6,1 annuo

Written by on 12/05/2020

Coronavirus, in Umbria stimato un crollo del Pil al 6,1 annuo

12/05/2020

PERUGIA – La crisi economica generata dall’emergenza coronavirus rischia di avere serie ripercussioni sul tessuto economico dell’Umbria: i dati dell’Agenzia Umbria ricerche stimano il crollo del Pil nella nostra regione al 6,1 annuo anche se si ripartisse completamente con tutte le attività e senza battute di arresto i 18 maggio.

Situazione economica in Umbria Durante l’informativa all’Assemblea legislativa sull’emergenza sanitaria e quella economica, la presidente della Regione Dontella Tesei ha reso noto i dati relativi alla ripreda del lavoro. Con la Fase due, in Umbria, il 70% circa degli occupati, salvo cassa integrazione, è tornato potenzialmente al lavoro solo il 4 maggio. Il commercio al dettaglio, ristoranti, bar, servizi alla persona e di intrattenimento sono, invece, ancora fermi e valgono in Umbria il 20% del Pil. Dai dati Aur in Umbria 100 mila lavoratori dipendenti su 220 mila, cioè quasi il 50%, non considerando la pubblica amministrazione, sono in cassa integrazione. Sempre in umbria oltre 65 mila lavoratori autonomi su 96 mila, più quindi del 65%, hanno chiesto il sussidio da 600 euro al governo.

Stretti tra virus e morte economica “E’ evidente che siamo stretti fra il rischio di ripresa del virus e la morte dell’economia locale”. Ha detto la presidente Tesei commentando i dati dell’Aur in Assemblea legislativa. “Quindi – ha detto – c’è la necessità non solo di mantenere intatta la capacità di risposta sanitaria, ma anche di incrementarla come peraltro evidenzia il ministro della salute Roberto Speranza sulla necessità di occupazione al massimo del 30% delle terapie intensive proprio per fronteggiare una eventuale ripresa della pandemia”. E’ tuttavia “evidente che soltanto un ritorno rapido” al lavoro in condizioni di sicurezza “può porre rimedio a questo dramma sociale di ci dobbiamo sicuramente farci carico”. La presidente ha sottolineato di aver “cercato di tenere in tutto questo periodo un atteggiamento istituzionalmente corretto e responsabile, ma naturalmente anche finalizzato a poter dare una prospettiva di ritorno alle attività alla nostra regione. Io non ho mai fatto polemiche sterili nei rapporti con il governo”.

Protocolli per aperture in sicurezza Tesei ha poi ricordato che “è stata accolta la
richiesta di ridare poteri alle Regioni, ferme restando le competenze del Governo su alcune materie, di poter fare riaperture differenziate su base regionale. Restiamo in attesa
dei protocolli Inail nei settori non riaperti, anche se nel commercio al dettaglio le linee guida già c’erano perché alcune categorie merceologiche essenziali sono state riaperte prima, quindi la nostra richiesta di riaprire l’11 maggio poteva essere accolta. Ma l’Umbria – ha evidenziato la presidente – non ha fatto nessuna ordinanza, nessun passo in avanti, per tutelare le categorie economiche che riaprendo sarebbero incappate nelle multe, per la non conformità al decreto ministeriale”.


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