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Frode fiscale nel commercio dei carburanti coinvolge società umbre

Written by on 17/11/2021

Frode fiscale nel commercio dei carburanti coinvolge società umbre

Una indagine ampia e complessa ha portato a misure cautelari restrittive e a sequestri per 15 milioni di euro

17/11/2021

foligno arresti domiciliari

Militare della Guardia di finanza

Una vasta frode fiscale nel settore del commercio di carburante per autotrazione ha portato all’esecuzione di cinque misure di custodia cautelare ai domiciliari e sequestri pari ad oltre 15 milioni di euro. Su delega della Procura della Repubblica di Perugia, i finanzieri del Gruppo d’investigazione sulla criminalità organizzata del nucleo di Polizia economico-finanziaria e personale dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli (Adm) del capoluogo hanno dato esecuzione a un’ordinanza di applicazione di misure cautelari personali e reali. Misure disposte nei confronti dei componenti di un sodalizio che operava nel settore della commercializzazione dei carburanti per autotrazione.

Coinvolte varie società dislocate sull’intero territorio nazionale, nei confronti delle quali sono emersi indizi di colpevolezza per i reati di associazione per delinquere finalizzata alla frode fiscale, mediante l’emissione e l’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti e trasferimento fraudolento di valori.

L’investigazione di Guardia di finanza e Monopoli

L’attività investigativa è iniziata con autonome attività di analisi, elaborate dalla Guardia di Finanza e dall’Adm, che avevano come oggetto le transazioni economiche messe in atto, a partire dall’inizio dello scorso anno, da operatori del settore. Una attività, quella del commercio di carburanti, particolarmente esposta a rischi di frode, a tutti i livelli della filiera commerciale, dall’approvvigionamento alla distribuzione, e spesso oggetto di attrazione per gli affari illeciti della criminalità organizzata.

Le indagini e il “sistema” scoperto

Lo sviluppo delle indagini – condotte anche grazie all’ausilio di intercettazioni telefoniche, interrogazione di banche dati, acquisizione ed esame di documentazione amministrativa, contabile e bancaria – ha consentito di individuare un sistema di evasione dell’imposta sul valore aggiunto (Iva) incentrato su due depositi petroliferi ubicati in provincia di Perugia e riconducibili, l’uno, a un imprenditore umbro, l’altro, a un pregiudicato calabrese. Quest’ultimo – già sottoposto alla sorveglianza speciale di pubblica sicurezza, in quanto ritenuto appartenente a una cosca di ‘Ndrangheta – risulterebbe promotore e organizzatore dell’associazione.

Nell’ambito del contesto associativo, un ruolo importante è stato rivestito anche da un pregiudicato campano, attualmente detenuto, già coinvolto in altre indagini riguardanti clan camorristici con interessi nel settore del commercio di prodotti petroliferi, nonché da un imprenditore siciliano emerso in precedenti contesti investigativi.

La “frode carosello”

Il meccanismo sotto indagine della magistratura si è rivelato articolato secondo il classico schema della “frode carosello”. Nel dettaglio, il prodotto petrolifero di provenienza dell’Unione Europea giungeva da un deposito costiero veneto alle società perugine, autorizzate a operare come “destinatari registrati”, qualifica che consente di ricevere il prodotto in sospensione delle accise e dell’imposta sul valore aggiunto e di effettuare cessioni, senza applicazione dell’Iva, ma solo a operatori commerciali in possesso di requisiti di affidabilità e dietro presentazione di polizze fideiussorie a garanzia del pagamento dell’imposta.

Il ruolo delle società umbre

Presso i depositi delle società umbre, il carburante veniva “nazionalizzato”, cioè assoggettato all’accisa e, contestualmente, ceduto a una serie di società “cartiere”, senza addebito dell’Iva, pur se le stesse erano evidentemente prive dei prescritti requisiti di affidabilità e a fronte di polizze fideiussorie false.

A loro volta, le società “cartiere” – cioè mere scatole vuote interposte in maniera fittizia nelle transazioni commerciali – rivendevano il prodotto a clienti terzi con addebito dell’imposta, che veniva incassata ma non versata all’erario. La sistematica evasione dell’Iva consentiva l’immissione sul mercato dei prodotti petroliferi a prezzi “fuori mercato”.

I reati individuati

Inoltre, nei confronti di alcuni degli indagati, già destinatari di provvedimenti restrittivi emessi nell’ambito di precedenti procedimenti penali nonché di misure di prevenzione, sono emersi gravi indizi di colpevolezza in ordine alla fattispecie delittuosa di cui all’articolo 512-bis del codice penale. Si tratta quindi di trasferimento fraudolento di valori. Per eludere le disposizioni di legge in materia di misure di prevenzione patrimoniale e, quindi, sottrarre il proprio patrimonio a eventuali provvedimenti ablativi, gli indagati nel tempo hanno compiuto una serie di atti e operazioni di interposizione fittizia, operando come soci occulti e amministratori di fatto all’interno di società formalmente intestate a prestanome.

Infine, nei confronti di sette società sono emersi profili di responsabilità “amministrativa”, per i reati commessi nel loro interesse e a loro vantaggio da soggetti che, all’interno di queste aziende, hanno rivestito funzioni di rappresentanza, amministrazione e direzione.

Le misure disposte dalla magistratura

Il Giudice per le indagini preliminari (Gip) del Tribunale di Perugia ha ritenuto fondato l’impianto accusatorio formulato dal pubblico ministero, dopo le articolate indagini di polizia giudiziaria. Il Gip, dunque, sussistendo il pericolo di reiterazione dei reati ed evidenziando la “commistione di interessi e il coinvolgimento nel settore investigato di soggetti appartenenti alla criminalità organizzata di stampo mafioso in contatto con alcuni degli odierni indagati”, ha disposto la misura cautelare degli arresti domiciliari nei confronti di cinque persone e il sequestro preventivo di somme di denaro, beni mobili e immobili, compendi aziendali e depositi petroliferi, a carico di dodici persone fisiche e sette società, per un ammontare di oltre 15 milioni di euro.


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